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Da dove è nato il giro di chitarra che apre “Battiti (Sotto la Pioggia)”, e come avete capito che fosse la traccia giusta attorno a cui costruire un brano noir-pop?

Il giro di chitarra è nato in modo molto spontaneo, durante le vacanze di Natale dell’anno scorso, mentre ero a casa dei miei. L’ho registrato in maniera molto grezza, una bozza fatta in camera mia. Poi ho fatto una pre-produzione che ho proposto a Macs, e da lì è intervenuto anche il suo collaboratore Sichi._, che è anche chitarrista. Lui ha saputo dare al brano la giusta profondità, spingendo il sound verso una direzione più cupa e noir. È stato proprio quel mood a farci capire che c’era una base forte su cui costruire tutto il pezzo.

Le vostre parole descrivono due solitudini che si cercano sotto la pioggia: quanto c’è di autobiografico in questa storia e quale emozione sperate di lasciare in chi ascolta?

In realtà c’è tutto di autobiografico. Il testo nasce da una storia vera, durata poco ma molto intensa. Con questa ragazza che frequentavo in quel periodo succedeva spesso che iniziasse a piovere quando ci vedevamo. Uno dei primi appuntamenti, tra l’altro, è stato proprio sotto la pioggia, come racconto nella canzone. L’idea era proprio quella di trasmettere quella sensazione di malinconia romantica, quel momento sospeso dove due persone si ritrovano, anche solo per poco, sotto lo stesso cielo grigio.

La produzione di Macs impreziosisce il brano con un’atmosfera da film noir: come vi siete trovati a lavorare insieme e come avete concepito quella dimensione “cinematica”?

Tutto è nato da Instagram. Lui aveva messo like a un mio post, io ho ricambiato scrivendogli che mi piaceva molto quello che faceva e che mi sarebbe piaciuto collaborare. Poco dopo gli ho mandato dei provini e lui è rimasto colpito, sia dal mio modo di scrivere che dal mio approccio visivo e grafico. Poi il caso ha voluto che, a marzo dell’anno scorso, fossi a Torino per la laurea di un amico, così ho approfittato per passare da Macs e vederci di persona al suo studio, MaM Recording.
Il brano è nato di getto, in una sessione di 6-8 ore l’abbiamo prodotto e registrato. L’atmosfera cinematica è venuta fuori in modo naturale, e quando poi abbiamo girato il video con Gabriele Rosciglione, abbiamo deciso di accentuare ancora di più quell’estetica noir e drammatica.

Nel tuo percorso hai mescolato rock, rap e cantautorato: come ti sei evoluto fino a creare un sound pop-rap così intimo e quali passi seguirai dopo l’uscita di questo singolo?

Io arrivo dal mondo del rap, e in particolare dal freestyle. Ma sono cresciuto in un contesto dove si ascoltava di tutto: cantautorato italiano, rock, pop punk… Col tempo, e anche grazie alle persone e alle situazioni che ho vissuto, ho sentito il bisogno di mescolare tutto questo in modo naturale. Non c’è stato uno studio a tavolino, è stato più un percorso spontaneo, fatto di evoluzione personale e musicale. La mia musica ha sempre avuto tante sfumature: può essere intima e vulnerabile, ma anche ironica, leggera o provocatoria.
Dopo questo singolo ci sarà sicuramente un’intensificazione del progetto: nuove uscite a breve, live con la band e – probabilmente entro fine anno o inizio del prossimo – un progetto più ampio e strutturato.

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