Gli Asa’s Mezzanine tornano con Rest And Fight, un album che esplora l’equilibrio tra quiete e caos, tra introspezione e slancio vitale. Un viaggio sonoro che fonde metal, psichedelia, elettronica e melodie eteree, creando un’esperienza immersiva e coinvolgente.
L’album alterna momenti di delicatezza a esplosioni di energia pura, ispirandosi al sistema nervoso umano, sempre oscillante tra riposo e reazione. Integrando anche un racconto scritto con Paolo Sirio, la band amplia la sua narrazione oltre la musica.
Abbiamo intervistato gli Asa’s Mezzanine per scoprire il significato di Rest And Fight, il loro approccio musicale e le esperienze che hanno influenzato la creazione dell’album.
“Rest And Fight” rappresenta una danza tra opposti, come riposo e lotta. Come è nato questo titolo e quale messaggio sperate di trasmettere attraverso il disco?
“Rest And Fight” è nato dalla consapevolezza che la vita è un equilibrio costante tra tensione e rilascio, tra la necessità di fermarsi, di riflettere e guardarsi intorno e quella di reagire. È un ciclo inevitabile, che si riflette tanto nelle nostre esperienze quotidiane quanto nel nostro modo di fare musica.
Nel disco questa dualità prende forma attraverso un’alternanza continua tra momenti di quiete e di caos, tra melodie eteree e improvvise esplosioni dinamiche. Ogni brano rappresenta una sfumatura di questo conflitto interiore, tanto distruttivo quanto catartico.
Il messaggio che vogliamo trasmettere è che riposo e lotta non sono due forze in opposizione, ma parti dello stesso viaggio. “Rest And Fight” è un invito ad abbracciare entrambe le cose, a trovare il proprio spazio in questo perpetuo incrocio e a lasciarsi trasportare dal flusso e dalla sensazione.”
Il disco è accompagnato da un racconto che introduce l’ascolto. Perché avete scelto di integrare una narrazione scritta alla vostra musica? Come pensate che influenzi l’esperienza di chi ascolta?
“Per noi la musica non è solo suono, ma una vera e propria esperienza immersiva, un viaggio che può essere vissuto su più livelli. L’idea di integrare una narrazione scritta nasce proprio dal desiderio di ampliare il nostro linguaggio artistico e di creare un ponte tra il mondo della musica e quello della parola. Il racconto, scritto in collaborazione con Paolo Sirio, non è solo un accompagnamento, ma un elemento che aggiunge profondità all’intero progetto, offrendo una chiave di lettura in più per chi vuole immergersi completamente nel nostro universo sonoro.
Non ci interessa imporre una sola interpretazione della nostra musica: vogliamo piuttosto suggerire immagini, atmosfere, sensazioni che ognuno possa vivere a modo suo. Il racconto aiuta a creare questo dialogo tra le note e l’immaginazione dell’ascoltatore, lasciando spazio a una fruizione personale e soggettiva.
Vogliamo abbracciare più universi mediali possibili, fatti di linguaggi che si fondono e dialogano tra loro come i nostri strumenti.”
La vostra musica combina sonorità molto diverse: metal, psichedelia, elettronica e melodie più dolci. È stato difficile trovare un equilibrio tra questi elementi? Qual è stato il filo conduttore durante la creazione dell’album?
“Trovare un equilibrio tra sonorità così diverse è sempre una sfida, ma è anche ciò che ci eccita maggiormente nella scrittura. Non seguiamo un genere specifico: lasciamo che la musica si sviluppi in modo naturale, guidati dalle emozioni e dalla necessità di raccontare una storia attraverso il suono.
Il filo conduttore di Rest And Fight è la tensione tra stati opposti. Ci siamo ispirati al funzionamento del sistema nervoso, che oscilla continuamente tra riposo e reazione. Questo contrasto è presente in tutto l’album: le atmosfere oscure e pesanti dello stoner e del doom si intrecciano con la complessità del progressive, le suggestioni elettroniche e la delicatezza melodica del pianoforte.
Abbiamo sperimentato molto, cercando sempre un flusso che risultasse organico e mai artificioso. Proprio per questo, il disco è stato registrato in studio come se provenisse da un’intera esecuzione live. Ogni scelta, dagli arrangiamenti alle timbriche, è stata fatta per rafforzare questa dualità e organicità, per mantenere viva una tensione che non fosse statica o didascalica, ma in continua trasformazione in tutta la sua ruvidezza e sincerità.”
Il vostro disco è descritto come un viaggio sonoro che alterna momenti delicati a passaggi intensi. Come immaginate che il pubblico viva questa esperienza? Avete avuto feedback che vi hanno sorpreso?
“Ci piace pensare alla nostra musica come a un viaggio in cui l’ascoltatore può perdersi, lasciandosi trasportare senza sapere esattamente dove lo porterà la prossima svolta. Ogni persona vive questa esperienza in modo diverso, ed è proprio questo che ci affascina.
Abbiamo ricevuto feedback veramente molto interessanti, alcuni anche inaspettati. C’è chi ha trovato nella nostra musica un senso di pace e introspezione, chi invece l’ha vissuta come un’esperienza travolgente e caotica. Qualcuno ci ha detto che l’album gli ha fatto immaginare scenari cinematografici, come se fosse la colonna sonora di un film che ancora non esiste.
Questo tipo di feedback ci dà la speranza che la nostra musica riesca a comunicare qualcosa di viscerale, andando oltre le parole e le etichette di genere. Non vogliamo dare risposte, ma creare suggestioni, ambienti e atmosfere. Lasciare che chi ascolta trovi il proprio significato e il proprio spazio dentro alle nostre sonorità.”
C’è qualcosa di autobiografico in “Rest And Fight”? In che modo le vostre esperienze personali o collettive come band hanno influenzato la composizione dell’album?
“In un certo senso, sì, Rest And Fight è sicuramente autobiografico, ma non nel senso stretto e letterale del termine. Non vogliamo raccontare eventi specifici della nostra vita ma solo temi universali, in cui ognuno può rispecchiarsi. Rest And Fight si inserisce come se fosse una lotta continua tra lo scrittore, l’ascoltatore e il lettore, tutti e tre alla ricerca di se stessi, della forza di combattere e della speranza legata all’amore più puro.
Le esperienze personali di ognuno di noi hanno contribuito a plasmare l’atmosfera emotiva dell’album, ma l’idea di fondo è più quella di esprimere un sentimento collettivo, che riflette le sfide che affrontiamo insieme tutti i giorni come band e soprattutto come individui.
A livello collettivo, la nostra evoluzione come gruppo ha sicuramente influito sul processo creativo. Siamo cresciuti insieme, affrontando sia difficoltà che momenti di grande sintonia musicale. La composizione dell’album è stata, quindi, anche un’esperienza di connessione e di crescita reciproca. Ognuno di noi ha portato qualcosa di personale, che si è tradotto in una composizione che speriamo possa essere un racconto corale fatto di persone e idee, ispirazioni e sentimenti.”