C’è qualcosa di antico eppure sorprendentemente attuale nell’album di debutto di Elisabetta Previati, Antiche melodie d’amore, uscito il 4 aprile. Un titolo che è dichiarazione d’intenti, promessa e chiave di lettura di un viaggio musicale intimo e ricercato. Dieci tracce che sembrano trasportare l’ascoltatore in una dimensione sospesa nel tempo, dove folk, world music, melodie classiche e sperimentazioni elettroniche si intrecciano con grazia e coerenza.
Frutto di anni di scrittura e riflessione, il disco è un piccolo scrigno di storie d’amore: reali, letterarie, sognate, interrotte. Elisabetta canta in italiano e in inglese, ma la lingua madre che percorre tutto il lavoro è quella della delicatezza emotiva. I testi si muovono tra realtà e immaginazione, tra lettere mai spedite e passeggiate nei boschi, tra passioni autobiografiche e omaggi a figure femminili spesso dimenticate o mal comprese.
L’apertura affidata a Queste tue parole d’amore e alla title track Antica melodia d’amore ci introduce subito in un universo sentimentale, luminoso, quasi cinematografico nella sua tenerezza, mentre il raffinato lavoro di arrangiamento firmato da Giovanni Chiapparino costruisce per ogni brano un vestito su misura: clavicembali e violini, fisarmoniche e flauti, vibrafoni e chitarre, percussioni e interventi elettronici convivono armoniosamente in una narrazione sonora mai scontata.
Tra i momenti più toccanti spicca Caro Scott, ispirata alla tormentata Zelda Fitzgerald, e Emily, tributo lirico alla poetessa Dickinson. Qui la voce di Elisabetta si fa più rarefatta, come se sussurrasse segreti dal passato. La vena letteraria dell’album è una delle sue anime più affascinanti, e regala all’ascoltatore chiavi di lettura multiple, mai didascaliche.
Il vertice evocativo del disco si raggiunge con The Ballad of the Ghost Lady in the Rock, fiaba musicale ispirata a un racconto giapponese, impreziosita dalla collaborazione con il gallese The Gentle Good: una ballata folk che profuma di leggende d’altri tempi, sospesa tra fiaba e spiritualità.
C’è spazio anche per l’elettronica in Where are you now, brano sognante e malinconico, nato da una notte di tempesta e influenzato dal dream pop nordico dei Múm. È il momento più sperimentale del disco, eppure mantiene intatto lo spirito contemplativo dell’album.
Il cerchio si chiude con due tracce autobiografiche: Ninna nanna per questo amore, la più antica nella scrittura ma ancora viva di ottimismo, e Un sorriso solo, struggente e semplice nella sua verità, accompagnata da un arrangiamento essenziale per soli archi che la rende una perfetta chiusura poetica.
Antiche melodie d’amore è un debutto maturo, ispirato e coerente, capace di raccontare il presente attraverso il filtro della memoria, della letteratura e dell’amore nelle sue molteplici forme. Elisabetta Previati si presenta come una cantautrice di rara sensibilità, in grado di trasformare esperienze personali e suggestioni culturali in un mondo sonoro in cui perdersi con piacere.
Un piccolo incantesimo musicale, da ascoltare tutto d’un fiato o da centellinare, canzone dopo canzone, come si farebbe con un libro di poesie.
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