Tracce di dance, di pop, di suono digitale affidato alle sapienti mani di Edoardo Piccolo.
Anita Brightfly ci regala un EP dal titolo “Margherite”, che – a dispetto del nome – nasconde deliziose spine.
Brani avvincenti, dal retrogusto pungente. Denuncia e rinasce, mette fuori tutta la sua personalità e non si piega a regole né cliché.
Il coraggio di essere se stessi… non chiediamo altro dalla musica indipendente di sempre.
🎙️ Intervista a cuore aperto con Anita Brightfly
🔹 Dalla musica italiana di oggi che cosa rubi?
Non rubo nulla. Ho assimilato nel mio inconscio, nel corso della mia vita, tutto ciò che mi è piaciuto e che mi piace tutt’ora.
🔹 E da quella del passato? Anche nell’immaginario sembra di tornare negli anni ’50…
*Io sono nata qualche decennio dopo. Sinceramente non ne sono consapevole, forse perché da piccola mi piaceva musica anche di quegli anni – ma soprattutto inglese – dunque mi pare molto strana questa tua affermazione.
Accade in tutte le epoche, come accade adesso, che la musica più bella che si ascolta è soprattutto quella degli anni ’80 e ’90.
I miei testi sono talmente intimi e autobiografici che non riesco a darne una valutazione critica.
So solo che mi piace molto la mia musica: sono io, rispecchia me stessa.
E per quanto mi riguarda, solo la verità funziona davvero. *
🔹 Come hai lavorato al suono e alle soluzioni?
Io non lavoro al suono, lo fa l’arrangiatore. E non svelo il mio segreto: nessuno “chef” lo fa.
🎥 “We need Love” – OFFICIAL VIDEO
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🤝 Con Edoardo Piccolo: sintonia o scontro?
È un incontro avvenuto ben due anni or sono. Abbiamo realizzato già otto brani insieme.
Per me relazionarmi con un esperto professionista non è stato facile, soprattutto all’inizio,
ma tra persone creative alla fine ci si intende.
D’altronde, se non ci fosse sintonia, come potremmo improvvisare alcuni cori e finali dei brani direttamente in sede di registrazione?
🌱 Radici musicali e visioni future
Io non lo so, poiché non è una cosa ragionata. La musica sgorga spontanea,
e il testo aderisce alla mia vita e al mio modo di pensare e raccontare: molto diretto, schietto.
Nel mio futuro vorrei essere capace, anche con l’esperienza acquisita, di lasciarmi più andare nei testi:
usare più immagini e metafore in maniera fantasiosa, meno didascalica –
anche se forse questo è proprio il mio tratto distintivo.
In un mondo che cerca l’omologazione e l’originalità a ogni costo –
spesso forzata – forse la mia verità è l’unica cosa davvero autentica che posso offrire.
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