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Si intitola “Vicini margini” il nuovo disco di Angelo Iannelli che sottolineiamo con piacere… dai suoni indie pop alle sfacciate radici che in fondo, a prescindere dalla decade di riferimento, parliamo sempre di stilemi del passato… dai ’70 ai ’90, la periferia, la città, quel certo modo di sentirti “borderline” anche dentro i rapporti. Non ci troviamo d’accordo con lui quando prende le distanze da modi e stili degli anni Duemila: secondo noi, invece, questo disco cade a pieno nei cliché che ancora oggi si usano spesso e aderisce in pieno dentro quel riesumare percorsi e soluzioni “antichi” che sono linfa vitale della nuova e nuovissima scena d’autore indie italiana. Ognuno poi ha la sua…

Che rapporto hai con l’indie pop che ha segnato la prima decade degli anni 2000? Ci ritrovo molti cliché di quel tempo… cosa ne pensi?

Il disco, semmai, è figlio degli anni Settanta e, in parte, per alcune sonorità, degli anni Ottanta. È molto distante dalle mode musicali del momento, ancora di più dalle mode della prima decade del Duemila, che non ho mai apprezzato molto.

E non li ritrovo in questa copertina che sembra venir fuori molto dal caso… una vecchia macchina da scrivere… perché?

Ovviamente non viene “dal caso”: alla base c’è l’idea che “Vicini margini” sia un disco da leggere, oltre che da ascoltare. La scelta è inoltre figlia delle altre mie attività artistiche, tra cui quella letteraria, di cui si fa portatrice di significato. 

E sempre dalla copertina: il bianco e nero sono colori portanti nel suono di questo lavoro. Cosa ne pensi?

Sì, è tutta un’eterotopia in bianco e nero.

È un disco che mi parla di vita… la vita è fatta di un continuo avvicinarsi ai margini?

Avvicinarsi e allontanarsi. Forse.

https://open.spotify.com/intl-it/album/5oiwCaLhXx6qvVeXwxzD5e?si=5da6e99b1b8b463d

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