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Esce Solipsistic Horizon, il nuovo disco del duo trentino formato da Francesco Armani e Maurizio Viviani. Sono gli OBICI e queste nuove tracce spaziano dentro un futuro possibile, anzi il migliore, quello utopico, quello che parte dall’intimo di ognuno di noi. Un suono industrial di distorsioni decisamente interessanti a permeare una canzone dal forte impatto emotivo. Certamente poi sta ad ognuno di noi farsi trasportare altrove… e di certo brani come “Exincit Pride” che tanto deve ai più famosi U2, ha carte buone per l’evasione totale.

Lascio girare questo disco: potremmo definirlo un concept?

Lo si può considerare concept per quanto riguarda le tematiche dei testi. A livello musicale è sicuramente un caleidoscopio che a volte fa anche girare la testa, ma sempre con una base rock.

È come se nel tempo moderno si sta tornando al rock suonato e al suono concepito così. Anche voi fate tutto attorno a un focus di basso e batteria. Secondo voi che significa?

Credo ci sia un gran bisogno di gente che mette cuore e sudore in quello che fa. Veniamo da un periodo in cui la superficialità e la semplicità nella musica l’hanno fatta da padrone. Come tutte le mode anche questa sta finendo e credo che il pubblico abbia bisogno di qualcosa di più sostanzioso. Il rock incarna perfettamente questo spirito ed è bello vedere anche su YouTube o nei concorsi tanti ragazzi che suonano.

Elettronica? I computer e gli Obici che rapporto hanno?

Ci sono dei suoni electro nel nostro disco, ma sono stati tutti ottenuti analogicamente usando effettistica per chitarra o basso. Questo perché di elettronica ne abbiamo ascoltata e ballata tanta e certi suoni li abbiamo nelle orecchie. La scelta di partire comunque dalle chitarre e dal basso e non per esempio da un synth è stata fatta più che altro per facilitare la registrazione. Non escludiamo in futuro di integrare maggiormente questi elementi.

Perché un brano solo in italiano? Avete camuffato molto nel mix il ruolo della voce o sbaglio?

Il brano in italiano è cantato da Maurizio che preferiva l’italiano. Gli altri brani sono cantati da me che, dopo molti progetti in italiano, preferivo l’inglese. Anche qui non ci siamo dati regole e credo continueremo così anche in futuro. Il posizionamento della voce nel mix, molto impastata nel frastuono delle chitarre e del basso, è stata una nostra richiesta precisa. Non cerchiamo di nascondere la voce, ma al contrario vogliamo che tutto il resto non vada sacrificato. La voce diventa uno strumento fra gli strumenti ed è anche stata lavorata a livello di effetti perché sia così.

Il futuro svelerà una dimensione solitaria? Sembra una denuncia di questa società iperconnessa ma dentro cui siamo sempre più individualisti…

Non so come sarà il futuro, il disco lo vedo più come una fotografia del presente che è esattamente come hai detto: Siamo iperconnessi, ma soli. Credo comunque che questa sia solo una fase, come tante altre ci sono state nella storia dell’uomo. Spero.

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