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Spotify e le major hanno raggiunto un accordo sull’uso dell’AI nel settore della musica: la piattaforma di streaming svedese e le etichette discografiche, tra cui (ma non solo) Sony, Universal, Warner, Merlin e Believe, l’hanno appena appena annunciato. Solo che… non si capisce bene di cosa si tratti. Tutto ruota attorno al concetto di “prodotti AI responsabili”, e benché si intuisca piuttosto facilmente che gli intenti sono buoni non si riesce ad andare granché oltre. Leggendo un po’ tra le righe tra quella che è più una raccolta di princìpi e propositi per l’iniziativa, pare che il succo sostanzialmente sia: l’AI deve supportare artisti e pubblico, non sostituirsi a essi.

Tanto per cominciare, Spotify ha detto che intende costruire “laboratorio all’avanguardia dedicato alla ricerca sull’intelligenza artificiale generativa e team prodotto focalizzati sullo sviluppo di tecnologie che riflettano i nostri princìpi, e creino esperienze innovative per fan e artisti”. Poi ha detto che i prossimi prodotti AI saranno sviluppati e realizzati anche basandosi sull’input di etichette, distributori ed editori; e ha anche precisato che i detentori dei diritti delle canzoni potranno decidere se e come partecipare alle varie iniziative AI che saranno proposte.

Il comunicato parla espressamente anche di soldi. Vengono citate “nuove fonti di introiti” per titolari dei diritti, autori e artisti, “garantendo compensi adeguati per l’utilizzo del loro lavoro e un riconoscimento dei loro contributi in modo trasparente”. Non si può fare a meno di chiedersi chi stabilisca cosa vuol dire, precisamente, “adeguati”, ma qui andiamo a scoperchiare un intero oceano di vasi di Pandora.

Infine, e forse è il punto più interessante, Spotify dice che “gli strumenti AI che svilupperemo non sostituiranno l’arte umana. Offriranno agli artisti nuovi modi per essere creativi e connettersi con i fan. Sfrutteremo il nostro ruolo di luogo in cui oltre 700 milioni di persone vengono ad ascoltare musica ogni mese per garantire che l’intelligenza artificiale generativa approfondisca i legami tra artisti e fan”.

Insomma, per ora possiamo dire: OK, sulla carta sembra tutto molto bello, ma bisognerà vedere qualcosa di concreto per capire in che direzione si muoverà la piattaforma. La domanda che rimane però è la seguente: che succede all’enorme mole di “sbobba AI” che è già presente sulla piattaforma? verrà eliminata o dobbiamo aspettarci sempre più casi “Velvet Sundown” in futuro?

FONTE: Spotify e le major discografiche annunciano un accordo per l’uso dell’AI

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