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“E stutatelo ‘sto telefono…”. Il Maestro Muti al concerto di Natale in Senato

Felice Manti – 22 Dicembre 2024, 17:00

Il celebre direttore d’orchestra Riccardo Muti ha regalato un momento indimenticabile durante il concerto di Natale in Senato. Interrompendo la sua performance a causa dello squillo di un cellulare, ha esclamato con tono perentorio: “E stutatelo ‘sto telefono…”. Questa frase non è stata solo un richiamo al buon senso ma anche un omaggio inaspettato a una parola italiana ormai desueta, “stutare”, che significa “spegnere”.

Un termine di antica nobiltà linguistica

Benché spesso associata al Mezzogiorno d’Italia, “stutare” è in realtà un prezioso latinismo decaduto, sopravvissuto nel dialetto di regioni come Calabria, Sicilia e Puglia. La sua storia affonda le radici nella lingua di grandi autori italiani, come Boccaccio e Iacopone da Todi.

Secondo la Treccani, l’etimologia di questa parola affascina per la sua complessità. Deriva dal prefisso “s-“, con valore privativo, unito a “tutare”, che significa proteggere (come in “tutore” o “tutela”). Questo intreccio può essere interpretato come “togliere protezione” o “estinguere”. Una variante meno nota, “astutare”, era registrata nel Vocabolario della Crusca fino al XVIII secolo.

In dialetto napoletano, “stutare” è utilizzato per indicare l’azione di spegnere fuoco o candele e, con il progresso tecnologico, anche dispositivi moderni come il forno, il computer o il telefono.

Un maestro dalla lingua ricca di tradizioni

Come ha fatto Riccardo Muti a recuperare questa perla linguistica? Figlio di un medico di Molfetta e di una madre napoletana, Muti ha un forte legame con il Sud Italia. Dal 2006 ha iniziato a frequentare la Calabria, dove nel 2008 ha diretto la banda di fiati di Delianuova a Ravenna e, successivamente, una grande orchestra composta da giovani musicisti calabresi.

Probabilmente, è proprio durante questi anni che il maestro ha fatto propria la parola “stutare”, integrandola nel suo idioletto: quell’insieme unico di espressioni che ciascuno di noi adotta e utilizza.

Un omaggio inaspettato alla cultura italiana

La scena al Senato non è stata solo un episodio di rigore verso l’etichetta, ma anche un’occasione per riportare in auge un termine dal sapore antico. “Stutare” ci ricorda che il linguaggio è un patrimonio vivo, capace di sorprenderci persino nei contesti più formali, come un concerto natalizio.

Fonte: ilGiornale.it
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One Comment

  • Andrea Nappi ha detto:

    Muti è napoletano di nascita, di adozione e di studi e la parola ” stutatelo stu’ telefono ” è
    una frase tipicamente partenopea dove il verbo ” stutare ” ossia spegnere è tutt’ora in uso nella lingua napoletana quando si parla di spegnere un fuoco, una fiamma, un telefono cellulare o qualunque altro elettrodomestico acceso.
    Quindi è un verbo che ogni napoletano ” verace ” sa quando e come usarlo.

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