La canzone d’autore sembra sparire a Sanremo, lasciando spazio a mode dettate dai numeri di Spotify e TikTok. Ma c’è una parte della storia del Festival che merita di essere ricordata: negli anni ’70 fu istituita una “commissione di rinnovamento” per bilanciare l’offerta musicale e dare spazio alla musica di qualità. Grazie a questa commissione, nel 1971, Lucio Dalla portò a Sanremo il suo capolavoro 4 marzo 1943, che senza questo intervento sarebbe forse passato inosservato.
Oggi, tra i trend del momento e le polemiche sui testi sessisti, non sarebbe il caso di ripristinare una figura simile? Un gruppo di intellettuali, poeti e esperti di musica potrebbe riportare l’arte musicale al centro del Festival, oltre le logiche di consumo e di tendenze effimere. La musica raffinata e “alta” merita di essere tutelata e valorizzata, senza cadere nella divisione generazionale tra “boomer” e “bimbiminkia”. L’arte è un valore universale, e ci sono ancora molti che credono in essa.