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Di fronte a un tragico ennesimo femminicidio come quello di Giulia Cecchettin non si può rimanere in silenzio e ognuno di noi deve assumersi delle responsabilità.

Come viene citato da più parti e da più fonti, compresi tanti protagonisti pubblici, un certo modello musicale, è assodato, veicola messaggi sessisti, volgari, violenti, misogini e patriarcali, spesso anche razzisti e omofobi, che contribuiscono ad alimentare quel contesto sociale e culturale che, insieme a tanti altri elementi, genera i femminicidi, che paiono non avere fine nel nostro Paese (purtroppo al nome di Giulia se n’è aggiunto già un altro).

Per questo motivo riteniamo necessario dissociarci dagli artisti che propongono tali modelli musicali e chiediamo si smetta di produrre, diffondere e allestire progetti musicali, discografici, dal vivo e digitali, che contengano nei testi e nei gesti incitamenti all’odio, alla violenza, alla sopraffazione verso le donne e non solo.

Risulta inaccettabile che canzoni di tal genere arrivino in testa alle classifiche grazie a investimenti economici promozionali e pubblicitari di grande rilievo che, di fatto, ponendo al centro dell’attenzione delle nuove generazioni modelli e visioni del mondo femminile a dir poco totalmente fuorvianti e diseducativi, finiscono per normalizzare e promuovere una società violenta e misogina.

Con il manifesto appoggio del circuito mainstream, certi personaggi, che propongono tali inaccettabili modelli musicali, hanno assunto le caratteristiche di celebrità, recepiti dalle giovani generarzioni come dei vincenti, “modelli di successo” da seguire, ammirare, ed emulare.

Questi contenuti non hanno inoltre restrizioni, non esiste un accesso limitato in base all’età, sono disponibili per chiunque disponga di un device, e sappiamo che è soprattutto un pubblico ancora fase di formazione, non ancora maturo, a fruirne in grandi quantità, quindi ad esporsi al rischio di emulazione.

Per ciò chiediamo a tutti, noi compresi, un’assunzione di responsabilità e invitiamo, specialmente le grandi produzioni,  a cessare di essere il motore propulsore della diffusione di tali modelli musicali, quindi socio – culturali.

Non si tratta di censurare, si tratta di non collaborare più e di non essere più correi di certi comportamenti.  Si tratta di trovare un giusto compromesso tra l’intangibile libertà di espressione, come sancito dall’art.21 della Costituzione Italiana, e la necessità di veicolare, soprattutto ai più giovani, messaggi positivi attraverso l’arte e la cultura.

Il Coordinamento StaGe! & Indies nel suo piccolo adotterà queste precauzioni e invita coloro che hanno in mano le grandi leve del mercato ad aderire a tale proposta e a non valorizzare più testi, comportamenti e modelli malsani, spesso anche ai limiti della legalità, fra cui quelli che incitano a considerare la donna come un oggetto.

È una goccia nell’oceano ma se ciascuno, nel proprio ambito personale e lavorativo, farà la sua parte, forse, si riuscirà a invertire la rotta e ad azzerare il contatore di queste tragiche morti. Provarci è d’obbligo.

COORDINAMENTO STAGE & INDIES

La Filiera della Musica Indipendente ed Emergente

www.coordinamentostage.it

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