Skip to main content

Ernesto Assante, Presidente della Repubblica del mondo della musica. 

In occasione di una serata organizzata la sera del  2 giugno – giorno della Festa della Repubblica – suona davvero perfetta questa definizione, probabilmente  altisonante certo, per celebrare un collega, un amico che purtroppo non c’è più, all’interno di uno show-tributo per i tanti che gli volevano bene.

E chi scrive sa che Ernesto avrebbe storto la bocca e segnato con la penna rossa questa definizione “troppo enfatica”, avrebbe detto. Però ci sta. 

Perché  Ernesto era (è) davvero colui che più di tutti nell’ambito dell’editoria musicale ha unito generi, epoche, visioni e generazioni differenti. 

Un appassionato vero, con idee chiare sui suoi gusti ma con la mente aperta e accogliente verso il nuovo, senza la spocchia di chi pensa di aver visto e sentito tutto il meglio “ai tempi miei”.

Ballata per un Amico è il titolo più adeguato per una lunga festa di musica, un tributo a un giornalista, un divulgatore, uno scrittore, una voce radiofonica che in maniera trasversale si è mosso tra il mainstream e il mondo indipendente  facendo da collante, filtro e fluidificatore allo stesso tempo

Attorno a lui e per lui un parterre delle grandi occasioni per una serata magica alla Cavea di Roma, anfiteatro all’aperto all’interno dell’Auditorium Parco della Musica. A casa sua, nostra, praticamente. 

Perché l’auditorium progettato da Renzo Piano è un posto del cuore per chi ama la musica a Roma e non solo. Proprio qui dentro Ernesto ha fatto 18 anni di Lezioni di Rock con l’amico e collega Gino Castaldo ieri commosso ideatore e conduttore di questa serata-abbraccio con incasso totalmente devoluto all’Avis come avrebbe voluto lo stesso Assante. 

Proprio all’Auditorium Ernesto faceva anche da qualche anno il suo Retape, la sua mini rassegna in cui scovava e proponeva nuovi artisti, band, cantautori emergenti. 

E domenica sera, proprio in omaggio a questa sua attenzione speciale (guai a chiamarli indie davanti a lui! Chi scrive ne è testimone diretto) si sono esibiti  i bravi Dimensione Brama «ultima sua grande passione» presentati insieme da Castaldo con Luca De Gennaro voce storica della radio dal 2007 a Radio Capital. Interessante ed energico questo collettivo rock performativo  tra danza e mashup musicale. Ancora una volta un grazie ad Ernesto per la segnalazione.

Ma cominciamo dall’inizio. Tanti amici sopra e sotto al palco. Perché alcuni colleghi della stessa generazione di Ernesto, come Carlo Massarini o Stefano Mannucci su tutti, erano nel parterre con occhi luci solo per godersi la musica e questo abbraccio collettivo all’amico che non c’è più ma anche (e soprattutto) alla moglie Eleonora e alle due figlie Costanza e Sofia. 

C’erano tutti, in tanti in questa serata del due giugno romano, ciascuno coi suoi ricordi. Apre le danze una emozionata e dolcissima Noemi che canta Sono solo parole al piano, ed è subito rock con The Who, band amatissima da Ernesto che irrompe con una My generation eseguita dalla Mark Hanna Band che con l’Auditorium Band si alterna accompagnando i vari ospiti come una sorta di resident band.

Alex Britti sale subito dopo sul palco e dopo il suo brano Gelido. 

Gino Castaldo lo definisce «uno dei migliori chitarristi italiani» e lo costringe ad esibirsi in un lungo assolo di chitarra elettrica. «Ernesto ha pubblicato la mia prima foto su un giornale: Era il Trovaroma di Repubblica del 1986, un’emozione unica” ricorda Britti. 

Niccolo Fabi canta un brano To Be Alone With You di un artista che era una una passione in  comune con Ernesto Assante: Sufjan Stevens 

Arriva a questo punto uno degli ospiti più attesi della serata, Carlo Verdone che si accomoda su una poltroncina e si prende il palco per una decina di minuti di esilarante onemanshow  ricco di aneddoti.

Erano grandi amici Carlo ed Ernesto. Amici di musica soprattutto perché Carlo è appassionatissimo di rock. Verdone si fidava talmente di Ernesto che quando nel 2022 chi scrive organizzò con Giulio Pantalei dei Panta un’intervista radiofonica in diretta Carlo “pretese” con lui la presenza in studio dell’amico Assante. Che prontamente (mi) rispose: «Obbedisco».

«Siamo andati insieme a tanti concerti rock in Europa – rivela Verdone – tra gli ultimi quelli dei Verve e di Joe Bonamassa. Ricordo che per quest’ultimo fummo bloccati all’aeroporto di Fiumicino perché Ernesto aveva la carta d’identità scaduta. Era disperato perché doveva fare articolo per Repubblica e un cameraman lo aspettava in Germania. Non sapendo cosa fare mi proposi di andare io a fare recensione al suo posto finché non arrivò un tipo losco dal forte accento romano che a mezza voce gli disse: “Che le serve signò? Passaporto o carta d’identità? Venga con me e prenda il volo dopo”. Andò con questo tipo e in qualche modo risolse e arrivammo appena in tempo per il concerto. Manco gli ho chiesto che impicci gli fece, chissà…».

Luca Barbarossa, oggi anche conduttore radiofonico con Radio 2 Social Club, racconta sul palco che ai suoi esordi andava in redazione a Repubblica a fare le interviste accompagnato dalla mamma in redazione. 

«Quando Gino ed Ernesto facevano una recensione negativa su un mio disco mia madre mi faceva il cazziatone! – ricorda rivolto a Castaldo – Anche se Ernesto è sempre stato quello buono tra voi due, poliziotto buono e poliziotto cattivo – racconta ancora Barbarossa – Un annetto fa gli ho chiesto la cortesia di farmi la supervisione del mio ultimo libro “Cento storie per cento canzoni”. «Non lo hai chiesto a me! – lo interrompe Castaldo. «No, l’ho chiesto a Ernesto perché era quello buono. Infatti l’ha fatto gratis!». 

Barbarossa imbraccia la chitarra e introduce l’esecuzione del brano L’aquila di Lucio Battisti, canzone che cantò davanti a Mogol invitato proprio da Assante a un incontro pubblico nel 2023. 

Una frase di questo capolavoro battistiano diventerà il perfetto credit del libro per Ernesto, che intanto non c’era più: «Quando è successo quello che è successo ho pensato che tutto sommato Ernesto e l’aquila erano un po la stessa cosa – racconta emozionato Barbarossa – Quando la canzone dice “come un’aquila può diventare aquilone che sia legata oppure no non sarà mai di cartoneho pensato alla sua enorme passione per la musica e per la vita e l’incapacità di separare queste due cose. Lui apparteneva a una tribù che non poteva neanche immaginare la vita senza la colonna sonora sotto…».

A spezzare la commozione sul palco e sotto a quel punto entra Neri Marcorè vecchio amico e sodale di Barbarossa che gli presta la chitarra e interpreta una divertente versione di Soldi di Mahmood reinterpretata magistralmente con la voce di  Branduardi, Concato e perfino con un finale dei Pink Floyd. 

Musica e parole, commozione e risate si alternano sul palco con alcuni video estratti dai gloriosi programmi d’avanguardia pura per l’epoca di Assante (da sempre appassionato anche di tecnologia e nuovi mezzi di comunicazione) con Castaldo sul sito de La Repubblica: Da Repubblica Tv a Webnotte, due innovativi format in streaming con partecipazioni di artisti del calibro di Lucio Dalla e Pino Daniele ieri e di Maneskin oggi. 

Luca De Gennaro che all’epoca lavorava per MTV racconta che i suoi capi gli chiedevano: «Perché questi sul web hanno ospiti di questo calibro e tu no? ”Beh ma loro sono Assante e Castaldo…” abbozzavo io». 

Dentro la magica conca della Cavea romana ci sono tutti o quasi quelli del grande club della musica buona, anche se a questa definizione Ernesto Assante avrebbe aggiunto che la musica per lui non ha confine di genere. Perché Ernesto ascoltava e apprezzava tutto senza confini e sapeva riconoscere i talenti al primo ascolto. Dalla giovanissima e – all’epoca – acerba cantautrice rock catanese Elektra Nicotra ospite di una radio locale al trapper Venerus prima della svolta recente,  dal british rock in salsa capitolina dei Panta al cantautorato classico di Mirkoeilocane fino a quello deragliato dei Dimensione Brama prima citati e unici ospiti “emergenti” di questa serata-tributo. 

Chi scrive è  testimone a fine 2023 quando alla Nuvola di Roma, all’interno di Più libri Più liberi, Ernesto Assante alla fine di una sua intervista si mise letteralmente in ginocchio ai piedi di Mirko Mancini alias Mirkoeilcane  reggendo due microfoni  uno per la voce e uno per la chitarra per permettergli di fare dal vivo un brano dal suo ultimo disco che aveva particolarmente apprezzato .

Sale sul palco della Cavea Gegè Telesforo grandissimo artista già pupillo di Renzo Arbore che, per evitare la commozione, parte subito con un suo scat blueseggiando accompagnato dalla chitarra di Cristian Mascetta. 

A seguire, a sorpresa arriva Francesco De Gregori che generoso e disponibile come non mai esegue accompagnato al piano da Carlo Gaudiello due suoi grandi classici  come La leva calcistica della classe ‘68 (“Un giornalista lo vedi dal coraggio dall’altruismo e dalla fantasia” canta)  e la sempreverde Sempre e per sempre. 

Una passione di Assante era anche la letteratura e lo ricorda Peppe Servillo già voce degli Avion Travel che sul palco legge alcune pagine tratte da On the Road di Jack Kerouac «pietra miliare della formazione della nostra generazione» concordano sul palco Servillo, Castaldo e De Gennaro che per tutta la seconda parte fa da co-conduttore con Gino. 

E’ un Manuel Agnelli visibilmente commosso quello che sale sul palcoscenico subito dopo e che fa ritornare li lucciconi a tutti noi sotto il palco. 

«Ringrazio chi mi ha messo in scaletta dopo De Gregori» appunta sarcastico Manuel prima di mettersi al piano a “rovinare” (ipse dixit) una toccante versione solo piano di The long and winding road dei Beatles.

C’è tempo anche di ricordare Lucio Dalla omaggiato in un recente libro biografico scritto a quattro mani da Ernesto insieme a Gino, con il sax impazzito di Stefano Di Battista che accompagnato dalla Mark Hanna Band suona una versione strumentale e quasi freejazz di Attenti al Lupo.

«Eravamo vecchi compagni di schitarrate al muretto e scorribande alle manifestazioni contro la guerra – ricorda Elena Sofia Ricci che recita in maniera magistrale ed emozionata La Guerra di Piero di Fabrizio De Andrè («Con questo parterre non la canto di certo» chiosa). 

E’ quasi la mezzanotte quando – dopo un video di Max Pezzali che condivideva con Assante la passione e la curiosità per le nuove tecnologie – arriva lo scrittore e magistrato  Giancarlo De Cataldo che legge a sorpresa un estratto da “1977: gioia e rivoluzione” libro del 2017 di Ernesto in cui l’autore racconta – quasi parafrasando Qualcuno era comunista di Giorgio Gaber – “quella utopia che contraddiceva l’ideologia sovietica all’epoca imperante”. 

“Per  noi ragazzi  – spiega Assante letto da De Cataldo – quello fu il primo grande laboratorio per un mondo libero. Una generazione intera ha vissuto quell’anno tra passioni e sentimenti leggendari, scrivendo una storia diversa, fatta di canzoni, libri, film, cortei, assemblee, fumetti, giornali, spettacoli, nei quali scorreva inarrestabile e meravigliosa la vita”.  

Uno dei giovani cantautori sicuramente più “usati” da Assante e Castaldo in 18 anni di Lezioni di Rock all’Auditorium (“Questa è la diciottesima stagione” dice Daniele Pitteri AD della Fondazione Musica per Roma che gestisce l’Auditorium) è stato sicuramente Francesco Motta che omaggia Assante con la sua La fine dei ventanni, prima di lasciare il palco alla voce e il carisma di Raiz accompagnato sul palco dalla band di Gigi De Rienzo. Il leader degli Almamegretta propone in anteprima le versioni strepitosamente reinterpretate di due brani  di Pino Daniele.

Doppio gran finale quando è già 3 giugno con Giovanna Famulari, Massimo De Lorenzi, Fabia Salvucci, Arabella Rustico, Luca Scorziello che accompagnano Tosca che ricanta in duo quel capolavoro che è Piazza grande di Lucio Dalla.

Quasi una sigla di chiusura, infine, come nelle Lezioni e in Webnotte, con tutti sul palco e sotto a ballare, è infine Sweet Home Chicago rifatta dalla Mark Hanna Band che, prima che le luci sul palco si spengano, diventa a fior di labbra per Gino e per tutti un saluto con lo sguardo rivolto alle stelle: Sweet Home… Ernesto!