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Capita a volta di imbattersi in musica diversa, capace di lasciare un segno che possa respirare ben oltre il weekend dell’uscita, resistendo in mezzo alla caciara di singoli usa e getta che affollano le playlist di settore, frammentando sempre più una scena già fin troppo atomizzata.

In questo caos di hit passeggere e tentativi di resurrezione di vecchie glorie dell’indie (come se i “morti” potessero salvarci dai “vivi”…) talvolta capitano alle nostre orecchie anche brani diversi, mosche bianche capaci di ronzare ad una frequenza diversa rispetto ai mosconi noiosi che intasano le riviste di rock e musica indipendente nostrane; casi isolati, come quello di Da Blonde, che però aiutano a tirare un sospiro di sollievo, e a credere che un’alternativa sia possibile.

Un’alternativa a cosa? Agli estremi, agli eccessi, ai partiti: Da Blonde lascia emergere un’anima autorale senza sedersi sui cliché del linguaggio autorale, quanto piuttosto dedicandosi ad esaltare (grazie alla produzione sapiente di Blindur e Stefanelli, due artisti che ben conosciamo su queste colonne) la portata popolare di un sentimento che merita di essere condiviso, perché di tutti e capace di raccontarci tutti.

Da Blonde non è un’esordiente: dopo aver pubblicato qualche singolo, nel 2020 tira fuori un disco, “Parlo ai cani”, prodotto da Giuseppe Fontanella con sonorità capaci di spaziare dal bedroom pop al grunge, senza mai perdere di vista l’identità di Daniela; poi, uno stop forzato, dal quale oggi la cantautrice riemerge con un brano capace di fare da apripista ad una nuova fase del progetto, diversa e coerente con il passato.

Da Blonde, un disco all’attivo e oggi il ritorno sulle scene con “Sabato sera”, malinconico brano dal retrogusto elettronico prodotto da Massimo De Vita (Blindur), vecchia conoscenza di MEI: allora Daniela, che importanza ha per te questo brano, e come mai hai deciso di presentarti nuovamente alla scena proprio con questa canzone?

Per me tutti i brani sono importanti, ognuno rappresenta un momento che per un motivo o per un altro ho sentito il bisogno di fermare. Questo in particolare parla di un periodo per me molto duro ma anche della voglia di andare avanti e di ritrovare i piaceri delle piccole cose. Ho pensato che fosse il giusto mix tra tristezza e leggerezza, è stato liberatorio scriverlo e lavorarci.

Il testo fa riferimento ad una velatura di malinconia che sembra in qualche modo opacizzare le giornate, riducendo il weekend ad un temporaneo palliativo che non sa guarire i nostri dolori. Insomma, il brano – che a primo ascolto potrebbe dare l’impressione di essere “disimpegnato” – rivela una profondità non da poco: ci racconti un po’ la genesi della canzone?

Questo pezzo nasce in un periodo in cui mia madre affrontava dei problemi di salute, che hanno richiesto tutto il mio tempo, la mia energia e quelli del resto della famiglia. E’ stato un momento molto delicato che mi ha messo di fronte a tutta una serie di cambiamenti, e a un milione di pensieri sconosciuti. “Sabato sera“  parla proprio della nostalgia per la spensieratezza dopo quei momenti che un po’ ti cambiano la vita, della voglia di sentirsi di nuovo leggeri anche quando senti tutt’altro.

“Nessuno piange per sempre”: è qualcosa che molti dicono, ma crederci è tutto un altro paio di maniche. Come si fa, secondo Da Blonde, a smettere di piangere? Esiste un mantra che ti ripeti, per superare i traumi del quotidiano?

Il pianto può voler dire molte cose. Io sono una persona molto emotiva, credo di aver bisogno a volte di piangere anche per regolare le emozioni. Diciamo che quando qualcosa mi fa male tendo a ricercarne le cause, ma non sempre aiuta, non sempre c’è un senso o una risposta, a volte dobbiamo solo imparare ad accettare cose su cui non abbiamo alcun controllo.

Parliamo di musica: il tuo stile mescola insieme linguaggi diversi, con una certa attenzione al pop di fine Novanta/inizio Duemila e una ricerca costante di “poesia” che si riversa nella scelta di parole e immagini evocative, quotidiane e per questo efficaci. Con quali canzoni e dischi sei cresciuta, quali credi siano le influenze che hai avvertito più intensamente nel tuo percorso di formazione musicale?

I miei ascoltavano Battisti, Pino Daniele, Marvin Gaye. Uno dei primi dischi cheho comprato e ascoltato fino allo sfinimento è stato Corto Circuito dei 99 Posse, ascoltavo tantissima musica elettronica, Moloko, Daft Punk ma anche Nirvana, Radiohead , 24 Grana ,Verdena.

Esiste un motivo per il quale scrivi? Si può “scegliere” di scrivere, oppure si tratta solo di “ispirazione”, di una sorta di “predisposizione” dell’individuo a diventare “artista”?

Scrivo per una forte voglia di comunicare e di creare qualcosa che mi renda felice eche possa trasmettere qualcosa agli altri. Si, credo che ci sia una sorta di predisposizione. L’ispirazione è quello che ti fa scrivere di getto e ti fa trovare subito la parola giusta, ma può succedere anche di dover limare un po’ le cose per raggiungere quello che vuoi e in quel caso stai scegliendo di scrivere, tutto il processo è una scelta.

Se Da Blonde potesse cambiare qualcosa del suo passato – dal momento che il passato pare trovare spazio anche tra i versi di “Sabato sera” -, cosa cambierebbe?

Forse un sacco di cose, che non riguardano la musica, o forse avrei solo voluto una maggiore consapevolezza in tempi in cui non l’avevo ancora sviluppata, ma le cose di cui parlo in “Sabato sera “ non le posso cambiare, posso solo fare del mio meglio per andare avanti.