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L’acchiappasogni. Nella cultura occidentale uno strumento in grado di allontanare gli incubi, quelle visioni oniriche che possono ostacolare la crescita individuale. All’acchiappasogni ho pensato mentre ascoltavo per la prima volta Dejavù, nuovo singolo dell’ascolano Vinicio Simonetti. Sì, perché il brano vive di quella dimensione onirica, di quello strato sottile dell’inconscio, abitato da visioni che attraverso il sogno si manifestano a noi e che nella loro valenza più alta hanno lo scopo di stimolare la nostra evoluzione, di farci capire che siamo, di indirizzarci verso la nostra realizzazione, il nostro destino. Simonetti, classe 1990 ma con già un’evidente e marcata maturità personale ed artistica, racconta tutto questo con il genere forse più adatto: il folk. In un modo del tutto personale, che non tradisce la sua italianità. Non un processo “coverizzante” di artisti d’oltre oceano, ma una rilettura intrisa di cantautorato italiano, di tradizione nazional popolare che richiama Fabi, Silvestri e in alcune sfumature mostri sacri come Bennato e Pino Daniele (permettetemi di scomodare anche loro). Piani temporali e spaziali che si intrecciano, per dare vita ad un brano che lascia il segno e risveglia. Bravo!