La Abeat Records di Mario Caccia è da sempre attenta nel pubblicare dischi, per lo più Jazz e di World Music, di alto livello. Non solo! La label lombarda, infatti, attua un lavoro di duplice importanza: continuare a dare lustro ad artisti longevi e ben inseriti nel panorama italiano ed internazionale e al contempo promuovere giovani talenti facendoli crescere e valorizzandone le doti. Esempio di tutto questo le due più recenti pubblicazioni della label, ovvero i rispettivi nuovi dischi di Amato Jazz Trio, storica formazione, e di Aldo Di Caterino, astro nascente. Noi della #NewMusicThursday abbiamo deciso di metterli a confronto, per capire punti in comune e differenze di due generazioni. Ecco quindi la nostra doppia intervista.
Amato Jazz Trio
Quando avete capito che la musica era la vostra strada?
Diciamo che non c’è stato molto da capire, nel senso che avevamo la strada spianata da nostro padre perché, essendo musicista e componente di diverse orchestre e band, ci è venuto naturale approcciarci alla musica. Lui non ci ha mai detto nulla, ci ha solo guidati con il suo esempio. Negli anni 70 mise su un’orchestrina con i primi 2 figli: Elio alla tastiera e Alberto alla batteria. La formazione portava il nome di Elio e i pianeti. Poi è arrivato il 3° figlio, Sergio, che avendo una spiccata dote con gli strumenti a percussione nel 78 si unisce agli altri 2 fratelli formando così l’Amato Jazz Trio. Nel 72 sono nato io, Loris. Dunque siamo cresciuti sempre con gli strumenti in casa e in casa Amato si è sempre fatta musica e magari, per imitazione, abbiamo seguito papà ma senza nessuna imposizione o costrizione da parte sua. Poi Elio ed Alberto della musica ne hanno fatto un lavoro diplomandosi al conservatorio e diventando insegnanti e musicisti di classica.
Quali sono stati i momenti più importanti della vostra bella e lunga carriera?
Considerando che la formazione esiste da ben 45 anni, ci sono molti momenti da ricordare tra cui sicuramente l’apertura dei concerti nel 1985 e nel 1987 di musicisti come Betty Carter, Muhual Richard Abrams e Wynton Marsalis. La vittoria al concorso indipendenti 87, indetto dalla rivista Fare Musica, dove vennero premiati come miglior gruppo acustico d’Italia. La vittoria a Milano del concorso dedicato ai nuovi talenti, il Jazz Contest ricevendo come premio l’incisione del primo disco intitolato Jazz Contest 88 e alla pubblicazione di questovinsero il Premio Siae per le composizioni incise. Naturalmente parlo di alcuni traguardi della formazione con Sergio alla batteria con cui hanno registrato 6 lavori discografici tra cui Tristanoche viene pubblicato nel 2004, dopo la dipartita di Sergio. Questo lavoro discografico, un doppio cd uscito per l’etichetta Via Veneto jazz e distribuito dalla Emi, viene premiato dal Top Jazz 2004, nella rivista Musica Jazz,come miglior disco e miglior formazione dell’anno. Un’altra tappa importantissima per il Trio, e in particolar modo per me, è stato il ritorno sulla scena nel febbraio 2005, con un concerto per i 25 anni di attività del Trio, presso la sala A di via Asiago per Radiotre Suite. Un altro momento importante è stato il mio primo cd:Time pieces for piano, che sarà pubblicato nel 2008 per l’etichetta Abeat, con la quale nasce un sodalizio che dura tutt’oggi con la nuova uscita del nuovo cd KeepStraight On, mio 6° cd consecutivo per l’Abeat e 13° lavoro discografico per L’Amato Jazz Trio.
Keep Straight On è il vostro nuovo cd, ce ne parlate in breve?
La realizzazione di questo CD evidenzia una serie di modi creativi, maturati nel tempo, durante le prove in Trio, oppure singolarmente, con tentativi di ricerca armonica e ritmica elaborati complessivamente, sempre all’interno delle improvvisazioni. Questo è il metodo “compositivo”dell’Amato Jazz Trio, che comunque ha sempre una dose notevole di divertimento nell’esecuzione (lo sa bene chi improvvisa musica sempre in divenire, con il controllo continuo di una forma estemporanea irripetibile). Per la pubblicazione del lavoro finito, è importante, come è ovvio, la valutazione del nostro caro Discografico Mario Caccia che, per il Trio è fonte di stimoli a perfezionare idee e atmosfere della musica. Grazie a questa collaborazione, l’Amato Jazz Trio ha tenuto ferma, una cifra stilistica legata in parte alla tradizione (seppure personalizzata), ma con escursioni verso “armonie” e suggestioni di un pianismo colto del Novecento storico. Complessivamente il lavoro ci sembra equilibrato nei diversi “mood” in cui la musica alterna free europeo e armonizzazioni Hard Bop più riconoscibili.
Come è Stato lavorare con Abeat Records?
Partiamo dal presupposto che qualsiasi traccia, delle 143 pubblicate sino ad oggi, nessuna è stata scritta e pensata percome poi è stata incisa, nel senso che nessuno porta un’idea finita e la impone agli altri componenti del Trio, ma tutto nasce da un dialogo in diretta, in un dialogo improvvisato e l’incontro con Mario Caccia, titolare dell’etichetta Abeat è stato molto costruttivo perché riesce a cogliere il nostro modo di essere creativi dando un supporto che funziona per la nostra musica.
Come sta il Jazz in Italia nel 2023?
Possiamo dire bene, nel senso che è più fruibile e ci si può avvicinare più facilmente alla musica jazz, i festival dedicati al jazz si sono moltiplicati e poi con la rete si può trovare di tutto. Naturalmente ci vuole una buona guida per capire il percorso, l’evoluzione che ha avuto e continua ad avere questa musica. Ad esempio noi siamo una formazione veterana ma con una musica moderna che conserva naturalmente una cifra stilistica che guarda in parte alla tradizione ma riesce a creare atmosfere con sonorità attuali.
A un giovane jazzista che muove i primi passi, che consigli dareste?
Senza dubbio di ascoltare i grandi del jazz, di studiare le loro improvvisazioni cercando magari di copiarli nota per nota. Naturalmente di raggiungere poi una cifra stilistica personalizzata e soprattutto avere sempre il coraggio di osare di esplorare il proprio strumento e di studiare e capire il percorso e l’evoluzione che questo stile di musica ha e continua ad avere.
Aldo Di Caterino
Quando hai capito che la musica era la tua strada?
Sono sempre stato circondato dalla musica grazie alla mia famiglia fortemente appassionata. Dischi e strumenti musicali sono sempre stati a mia disposizione da bambino. Ho capito che questa sarebbe stata la mia vita quando calcando uno dei miei primi palchi all’età di 14 anni eseguendo brani tratti dalla tradizione brasiliana un’emozione nuova mi pervase. La magia della musica e il calore del pubblico lasciarono un solco nel mio cuore che pian piano si trasformò da un ruscello ad un fiume in piena!
Quale è stato il tuo percorso accademico?
La tradizione bandistica nelle regioni del sud è ancora molto viva, qui incomincia il mio percorso all’età di 6 anni. A 11 anni mi iscrissi presso il conservatorio Niccolò Piccinni di Bari al corso di flauto traverso classico vecchio ordinamento della durata di 8 anni, seguito dal biennio di musica jazz e dal biennio in composizione jazz. Il tutto coadiuvato dalla scuola di musica Il pentagramma nella quale ho approfondito maggiormente gli aspetti della world music.
Amorè è il tuo nuovo disco. Ce ne parli in breve?
Questo album nasce dalla necessità di portare la mia musica in una formazione intimistica di grande interazione e comunicatività volta a coinvolgere le emozioni dell’ascoltatore portato dalle nostre note (mie e di nando di modugno) a intraprendere un viaggio fra le dolci melodie a contrasto con virtuosismi ed estro artistico. Il tutto arricchito da ospiti d’eccezione come Paola Arnesano (voce), vince abbracciante (fisarmonica), Giorgio Vendola (contrabbasso), Luciano Tarantino (violoncello), Morena Farina (voce su salgado). Mi piace pensare che questo disco in qualche modo possa raccontare la mia storia e quella del mio strumento attraversando stili e canoni di bellezza appartenenti a varie culture che si traducono del carattere etno – jazz contemporaneo apprezzabile traccia per traccia come se fosse un viaggio.
Come è stato lavorare con Abeat Records?
Non è la prima volta che collaboro con Abeat e non sarà di certo l’ultima. Abeat ha sposato il mio progetto valorizzandolo al massimo con il supporto di Puglia Sounds Record. Grande professionalità e grande competenza sicuramente la distinguono in tutto il panorama discografico nazionale e non!
Come sta il Jazz in Italia nel 2023?
Sicuramente la mia visione di giovane artista emergente può essere diversa da chi calca da molti più anni i palchi del nostro Paese. Secondo il mio punto di vista l’Italia è uno del paesi più ricchi di jazzisti stimati ed apprezzati anche a livello internazionale che non hanno bisogno di essere citati. Tanti gli idoli e gli esempi da seguire per cercar di tirare fuori l’espressività dei più dotati. Il sistema musicale italiano forse dovrebbe mostrarsi più aperto alle nuove generazioni e alle nuove leve prendendole sempre più in considerazione per le programmazioni.
A un giovane che vorrebbe intraprendere il tuo stesso percorso cosa consiglieresti?
Consiglierei sicuramente di affrontare il percorso classico per quanto riguarda studi e repertori in quanto aiuta a comprendere le “geometrie” del proprio strumento e a conoscere in maniera approfondita tutto il repertorio, penso che sia importantissimo conoscere tutto ciò che rappresenta il passato per poter apportare alla musica qualcosa di personale e innovativo. Nel jazz ancora di più la conoscenza approfondita della tradizione a prescindere dal taglio stilistico, caratteristica comune negli artisti più creativi e stimati. Mostrarsi il più possibile, farsi notare ed aspettare l’occasione giusta per presentarsi nel mondo professionale. Diversificare i propri studi cercando di essere affamati di nuove scoperte musicali affrontando stili e generi differenti. La nostra musica è il risultato delle contaminazioni quotidiane dei nostre ascolti e dalle nostre esperienze mista alla personalità di ognuno di noi.