Skip to main content

Cosa ne venga fuori dal tritacarne, poi, non è dato immaginarlo per quanto il “melting pot” musicale sembra sfornare soluzioni poliedriche, apolide, prive di tempo ma comunque ricche di coerenza e di riconoscibilità. È liquido, leggero, quasi a pastello il suono di Tobia Lamare, è sempre stato così da che io lo ricordi… è sempre stato a due passi da Dylan e sotto braccio alla goliardia pop dei Beatles. E qui, in questo “Heart in a Meat Grinder”, il blues, l’elettronica assai retrò negli strumentali, una voglia di evasione e di luce ma anche di ispirata solitudine. Il nuovo disco di Tobia Lamare è un tritacarne onesto e senza presunzione… 

Il cuore dentro un tritacarne perché dovevi spremerci tutta la musica  che aveva di dentro?

Nel tritacarne ti ci ritrovi e poi, quando spreme, il tuo cuore cambia e ne esce fuori in forma di canzone. Direi che il mio cuore è stato spremuto dodici volte per questo disco. E’ un processo credo abbastanza comune tra chi frequenta il songwriting. La musica deve miscelare tutto quello che hai dentro a volte è doloroso e a volte ti senti meglio.

Te lo chiedo perché in realtà il disco, strumentali a parte, si attesta molto su un dialogo grossomodo indennitario di un genere… mi sarei atteso una varianza decisamente maggiore… o la sto leggendo male io?

Ti chiederò di farmi capire che genere suono perché a volte mi trovo in difficoltà nel definirlo. Uso spesso delle coordinate tra gli artisti che credo mi abbiano ispirato. Dal vivo so ad esempio di avere un suono molto americano degli anni ’70 anche per via della strumentazione che usiamo. Ho registrato usando molte ambientazioni per sfruttare riverberi naturali, macchine analogiche, nastri e credo che ci sia qualcosa che lega tutto il disco sotto questo punto di vista. Credo anche che la mia voce o meglio il mio modo di cantare unisca in qualche modo le differenze di stile delle parti strumentali.

Il disco inizia con una composizione che mi rimanda inevitabilmente al Commodore 64. Punto e a capo. Per te? Che visioni ha?

Ho un bellissimo Commodore 64 funzionante con molti dischi perchè ho la fortuna di avere quello con il floppy. Spesso però preferisco l’Atari 2000 con le sue cartucce e la tendinite che ti viene dopo aver giocato per dieci minuti alle Olimpiadi. La macchina che senti è una Roland MC202 quella con cui i Depeche Mode hanno registrato Just can’t get enough. Una rarità tra i plasticoni analogici dove non hai la possibilità di fare storage di suoni. Significa che quel suono esce solo quella volta a meno che non segni al millimetro tutti i parametri. Per me questo è bellissimo ed è come se ci fosse una continua sperimentazione sulla macchina. Non ho mai amato la necessità di una riproduzione perfetta nei live dei dischi registrati, anzi la continua sperimentazione di come far camminare una canzone dal vivo è un percorso estremamente affascinante e stimolante.

https://www.sferacubica.com/pressroom/tobia-lamare-heart-in-a-meat-grinder/

Nonostante una certa deriva altra, Dylan sta sempre al centro o sbaglio? “Fiedler Jones” sembra evocare anche quel certo modo di “non cantare”… che ne pensi?

C’è un altro posto dove mettere Dylan? Sicuramente lui sceglierebbe di non essere al centro di qualche cosa che non ha scelto come spesso ci ha fatto notare. Ti confesso che di fianco a Dylan metto Carole King, Jackson Browne, Sixto, Judee Sill, Neil Young…

Interpretare i versi di “Fiddler Jones” scritti da Edgar Lee Master ha richiesto un processo lungo soprattutto per capire quale dei molti diversi arrangiamenti scegliere. E’ forse il brano su cui ho fatto uscire quell’attitudine di Dylan di non cantare, ma che si ritrova spesso in giro tra altri dischi degli anni ’70.

Visto che siamo nella fucina delle etichette indipendenti ti chiedo: la Lobello Records ad oggi che lavoro porta avanti? E se ti chiedessi di futuro? Che ci vedi, che previsioni senti di poter fare?

La Lobello Records è una casa dei freak, dei nerd, degli outsider. Facciamo surf, giochiamo a D&D il mercoledì sera, stampiamo su cassetta e giriamo i dischi su vinile. Siamo felicemente fuori dal mondo. Allo stesso tempo però proviamo a essere molto dinamici sulle produzioni, pianifichiamo qualche tour in Europa, organizziamo il vintage market più grande del Salento, invitiamo spesso dj come Mike Joyce degli Smiths a suonare ai nostri party e siamo una parte attiva dell’organizzazione del Salento Pride da molti anni. Il nostro futuro parte sempre da un invito a cena alla Lobello Records magari durante un house concert sotto i nostri alberi di gelsi perchè crediamo che la promozione umana sia sempre la migliore. Cosa ce ne facciamo di tutti gli engagement, highlights, insights se poi non possiamo condividere una parmigiana con un po’ di blues? Vi aspettiamo in Salento.

https://open.spotify.com/intl-it/album/2jr0T8C6Jw2nnRyrPuYQjW?si=de6ac4a05d8b42d2