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Christian Paterniti aka Picciotto sforna un lavoro davvero massiccio, un disco importante di 20 brani dentro cui racchiude la crew e le tentacolari collaborazioni. “Rapporti” si divide in quattro capitoli, quattro “concept EP” dentro cui si affrontano temi specifici di questo stare al mondo tra gli altri e con se stessi. Il suono urban, il suono rap, quello hip-hop… la forma pop… il rock… ci troviamo sfumature jazz… il blues sembra assente, sembra… “Rapporti” è un viaggio da fare tutto d’un fiato.

Una parola importantissima questa… rapporti… la pandemia quanto ha violentato questa parola?

Tantissimo. Lavorando quotidianamente con un’ampia fetta di adolescenti mi rendo conto di quanto sia diventato difficile relazionarsi tra loro in maniera autentica. Questo purtroppo lo riscontro anche tra gli “adulti”. Il periodo pandemico ci ha messo davanti al concetto di “fine” e alla paura dell’altro e questo, come una sorta di schock post traumatico, non è stato ancora del tutto elaborato quindi i rapporti di oggi vivono per la stragrande maggioranza di superficie, facciata, e tendenza a “promuovere” l’immagine che proviamo a vendere sui social. Non appena si scava in profondità si tende a scappare, da se stessi e dall’altro. Una forma di protezione inconscia che ci sta allontanando sempre di più da una comunicazione consapevole e da un dialogo autentico.

Un ascolto lungo 20 brani. Un manifesto di dissenso contro il conformismo?

Sicuramente non una scelta “commerciale”. La soglia di attenzione si abbassa sempre di più e proporre un album di 20 brani può risultare controproducente ma l’idea di dividerlo in 4 capitoli tematici da 5 canzoni è stata vincente. Permette agli ascoltatori medi di poterlo digerire a piccoli sorsi, entrare nel concept e magari incuriosirsi e andare avanti di capitolo in capitolo come fosse un podcast. Poi la “nicchia audace” esiste sempre e divora tutto d’un fiato. Siamo a quasi 100K stream e per quanto poco me ne importi dei numeri non avrei mai pensato di raggiungere così tanti ascolti dopo un mese dall’uscita.

Sbaglio o non ho trovato un video ufficiale in merito? Non hai avuto modo e voglia di incoronare uno dei 20 brani anche in questa dimensione?

In realtà ci sono stati un pò di video spalmati nel tempo che pian piano lasciavano intuire la forma del concept. L’ultimo è stato “Colpa Mia” , uscito un mese prima dell’intero album.

Trovo che tra tutti DR.FAKE & MR. HYPE sia la vera bandiera de Lo Stato dell’Arte… non solo un collettivo ma penso proprio un movimento…

Si, un movimento fatto di piccoli passi, lunghe rincorse e fisiologici stop di crescita. Sono davvero fiero della label che ho messo su  e del rapporto sinergico tra i vari artisti del roster a prescindere dal proprio background e genere musicale. Come spesso mi piace ribadire, Lo Stato dell’Arte fa “Genere Umano”.

E possiamo dirlo “sociale” questo lungo concept? E so bene che il tema sociale è un punto chiave per te…

Assolutamente si. Credo che ciò che si esprime in musica per larghi tratti sia connesso allo stile di vita che si conduce e alla sensibilità che si vuole raccontare. Sono privilegiato, da padre, da musicista e da operatore sociale perchè ogni giorno raccolgo nuovi stimoli, nuove storie e nuovi silenzi a cui dare voce. La musica resta uno strumento di aggregazione ed emancipazione enorme, può essere salvifica e può canalizzare la rabbia che spesso proviamo in qualcosa di aulico. E’ un effetto terapeutico, può risultare un esempio, una via per tanti/e a tutte le età e questo non va mai dimenticato.

https://open.spotify.com/intl-it/album/030L5ViO79MYUBVX7ShOaB?si=105a6cae34ce407f