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“Oggi (…) la musica che conta e che fa gli ascolti è nelle mani dei brand, senza i quali del resto non potrebbe neanche esistere: la scomparsa dei supporti fisici ha permesso l’ingresso nel settore discografico di aziende e multinazionali varie con la conseguente lottizzazione della produzione (…) 

La funzione del brano è sempre meno quella di raccontare una storia, esprimere un concetto, veicolare uno stato d’animo, ecc., bensì, sempre più, quella ben meno nobile di promuovere questo o quel marchio e indirizzare così i consumi di milioni di giovani e giovanissimi (…)

Il performer dal canto suo non è più un musicista, nel senso che non lo è neanche a livello dilettantistico, bensì, per dirla bene, un sound influencer, per dirla meglio un venditore musicale (…) se l’obiettivo, il fine, è quello di vendere prodotti, dentro e fuori le canzoni, quale miglior supporto se non il corpo femminile oggettificato e mercificato? È la maestra pubblicità a insegnarlo: come vendono un sedere, una coscia e due belle tette non vende nient’altro”. 

 

 

Articolo completo qui, su Il Fatto Quotidiano 

“Oggi (…) la musica che cont… – Fabrizio Bascianofacebook.com

 

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