Suona indie, suona pop, pesca dagli anni ’80 e rimescola tutte le carte in gioco sperimentando anche un suono rock apocalittico, anche la leggerezza radiofonica, anche la bellezza di colori sospesi in giornate estive. Carlo Cerclin Re in arte NOVAMERICA pubblica questo nuovo disco dal titolo “A nessuno piace lavorare” che mi porta indietro nel tempo ma ora che lo riascolto, è quasi vero che il tempo abbia smesso di avere importanza.
Posso dirti che il suono di questo disco mi riporta indietro nel tempo? Hai voluto coscientemente fare un lavoro di questo tipo?
Sì, puoi dirlo 🙂 Non so quanto sia stato fatto consapevolmente. Io e i miei produttori, Matteo Buzzanca e Mattia Panzarini della Rokovoko Records, non abbiamo mai pensato “facciamo un disco che suoni anni ’80” o cose simili. Il risultato è frutto dei suoni e delle atmosfere che ci piacciono. Probabilmente c’è l’influenza di tanti cantautori del passato che ammiriamo e ai quali mi sono ispirato: Dalla, Vasco, De Gregori…
Un’altra sensazione che mi porto dentro è la dimensione della provincia. I piccoli quartieri, l’estate che tutto ferma… ho queste visioni. Cosa ne pensi?
Sì, sono le situazioni che vivo quotidianamente (anche se da qualche mese vivo a Venezia, che comunque è una città particolare e in qualche modo periferica). Ho cercato di raccontare la vita e i problemi dei giovani ma non più giovanissimi ragazzi della provincia: le situazioni di noia al bar, gli amici che se ne vanno a Milano, la sensazione che le cose accadano sempre altrove.
Ascoltando “Un’altra giornata” posso dirti che la dimensione di sintesi, voce e piano, sembra darti nuovi equilibri decisamente più tuoi e personali?
È un brano che ho scritto l’anno scorso, decisamente molto dopo gli altri, quindi forse con una maturità diversa. Inoltre, mi trovavo in una situazione emotiva particolare dopo la perdita di una cara amica e la fine di una relazione di otto anni. Ho voluto creare un brano con arrangiamenti essenziali, in modo da lasciare spazio al testo e ad Elena. Musicalmente, ricorda alcuni cantautori italiani degli anni ’70. Sento che con il testo sono riuscito a esprimere davvero qualcosa.
Parliamo di citazioni: dalla copertina a “Jurij Gagarin”… quante e quali sono?
Io sinceramente non conoscevo la copertina dei Rolling Stones, ma un amico mi ha fatto notare che somiglia molto a quella di “Beggars Banquet”. Non voglio svelare tutte le citazioni, ma la mia preferita è una citazione musicale: molti avranno notato la somiglianza del riff della strofa di “Jurij Gagarin” con quello di “Amarsi un po’” di Lucio Battisti, è stata una intuizione dei miei produttori 🙂
Un’altra faccia di Novamerica che sinceramente affascina ancora di più è quella del post rock che trovo dentro “A due come noi”. Questo brano davvero esce fuori dalle “abitudini” che ci aveva regalato l’ascolto fino ad ora. Che storia ha questo brano?
È una vera e propria canzone d’amore, inteso come amore romantico, forse l’unica dell’album. Chi ha recensito il mio disco ha spesso notato come sia il pezzo più originale e a fuoco, cosa che sinceramente non avevo percepito durante la produzione del brano. È bello perché, quando pubblichi delle canzoni, gli ascoltatori offrono un punto di vista nuovo e spesso inaspettato. In ogni caso oggi sto scrivendo cose
È un caso che sta in chiusura oppure l’hai messo li proprio a darci indizi sulle prossime evoluzioni?
L’avevo messo alla fine perché è un brano che presenta vari aspetti che non mi soddisfano rispetto agli altri, ma probabilmente è stata una scelta sbagliata. Forse sì, è il brano che in qualche modo si avvicina di più alle cose che sto scrivendo oggi. Non vedo l’ora di far sentire il nuovo materiale. 🙂
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