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Ciao Claudio, benvenuto. Ci racconti tutto quello è stato del tuo percorso musicale prima del tuo debut EP “Il Tempo”?
Ciao! È un percorso molto lungo che mi ha dato tante soddisfazioni. Ho, e continuo tuttora, pubblicato molta musica con il nome Sup Nasa. È un nome molto più legato a sonorità che prendono spunto dalla black music e di fatti la mia discografia è quasi interamente strumentali hip hop. Poi una serie di ascolti e di esigenze espressive mi hanno portato a far nascere Kikì che si distacca quasi di netto dalle produzioni precedenti e che mi da modo di provare altre soluzioni musicali.
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Sappiamo della collaborazioni con artisti come Ghemon, Mistaman, Arya, Missey, RGB prisma: come ti hanno influenzato come artista e cosa ti hanno insegnato?
Ogni artista ha un approccio molto personale e se si ha la possibilità di stare in studio insieme è un po’ come si aprisse un livello di connessione molto personale e ogni volta unico. Ho avuto la fortuna di lavorare con molti artisti diversi, chi più affermato, chi invece alle prime armi, ed è sempre bello vedere e analizzare i vari modi di approcciarsi alla creazione di qualcosa. Se si fa abbastanza attenzione, si ha sempre da imparare da tutti.
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Con questo disco hai portato avanti un’indagine molto intima e personale sul concetto del tempo. Quali risposte ti sei dato?
Che il tempo è personale e che prima lo accettiamo e prima riusciamo a vivere in pace con il tempo esterno della società.
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Dal punto di vista musicale che lavoro hai fatto su questi brani? Quali sono le influenze principali che ti senti di citare?
Saya Gray è stata l’artista che ha inciso maggiormente nel processo creativo. Il suo disco 19 Masters per me è stata una rivelazione. L’approccio molto scarno, le voci pensate in un certo modo, tutta la sua impostazione sonora mi ha ispirato molto. Di fatti molti brani esistono anche in versioni differenti da quelle pubblicate, ma dopo l’ascolto di 19 Masters, e anche i dischi successivi, ho capito quale potesse essere una nuova direzione, una che si confaceva maggiormente alla mia idea per il disco. Il tutto è stato poi sublimato al Try Try Again studio con Giuliano Vozella che mi ha aiutato a trovare un vestito corretto a Kikì.
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Cosa auguri a te come artista e a questo disco?
A me di continuare con le mie idee e la mia coerenza senza dare peso ai pareri altrui. Al disco auguro di riuscire anche solo per qualche minuto di far prendere una pausa a chi lo ascolta, allontanando l’ascoltatore dalla frenesia e dalla fretta.