Siamo entusiasti di presentarvi “How can you see the sun”, il nuovo singolo di Giuseppe Gazerro e la Resistenza Acustica. Questo brano nasce da una serie di riflessioni dell’autore sulla sua adolescenza e sulla caducità dei ricordi ad essa legati. È un pezzo che si inserisce perfettamente nel repertorio più strettamente cantautorale dell’artista, caratterizzato da un testo autobiografico e personale.
Il brano è costruito su un riff deciso e incalzante ma privo di spigoli, mantenendo le caratteristiche melodiche tipiche delle ballate d’autore. L’arrangiamento, perfezionato in studio, in particolare grazie all’uso della chitarra solista, arricchisce l’atmosfera vintage del pezzo con un tocco rock, conferendo una compattezza sonora che ne esalta l’intensità emotiva.
Siamo felici di approfondire con Giuseppe Gazerro il processo creativo che ha portato alla nascita di questo singolo e di esplorare insieme a lui i temi che lo attraversano.
Ci racconti com’è nato il tuo amore per la musica…
Negli anni ’70, quando rimasi folgorato dal Rock – che allora si chiamava Pop, a dire il vero; da allora la musica è sempre stata la causa di tutto quello che ho fatto, dal laurearmi in Lingue per la passione derivatami dallo studio dei testi, dal diventare Insegnante avendo sempre la parola e il suono come motori della mia espressione.
Qual è stato il momento più importante o gratificante della tua carriera musicale finora?
Beh, senza dubbio quando negli anni ’80 abbiamo fatto varie apparizioni in RAI.
La mia band di allora – Krundaals – era stata prodotta e promossa e quindi mandati alla Televisione Nazionale; prima Rai3 – l’Orecchiocchio – poi a Tandem su Rai2.
Vuoi raccontarci di cosa parla il tuo nuovo singolo?
Il brano è stato in seguito a riflessioni sulla mia adolescenza e sulla caducità dei ricordi che ad essa si accompagnano.
Il pezzo fa parte del mio repertorio più strettamente cantautorale; oltre al testo autobiografico e personale è stato costruito su un riff deciso e incalzante ma senza spigoli, con le caratteristiche melodiche tipiche delle ballate d’autore.
L’arrangiamento perfezionato in sede di Studio – specie nell’uso della chitarra solista – ha aggiunto alla generale atmosfera vintage anche un tocco rock che aggiunge una certa compattezza sonora.
Vuoi spiegare ai nostri lettori com’è nata l’idea della cover?
Volevamo rappresentare un panorama urbano ma riflessivo; niente meglio dell’interno di un parco cittadino dove si vedono le case far capolino ma le note risultano cantate da una band che non è nel frastuono della città.
Quanto è importante per te trasmettere emozioni al pubblico?
Difficile da descrivere in poche righe.
Ma credo di potere sintetizzare il tutto con una frase banale ma che rappresenta una verità assoluta, per me: quando canto sono me stesso.
Come probabilmente non riesco ad essere in nessun’altra situazione.
Hai già in programma altri brani o hai pensato ad un album?
Questo singolo funge da apripista per il nostro lavoro, dal titolo *Eleison* che uscirà quest’estate con 5 brani.
Per ora il nostro prossimo lavoro è questo, quindi.
Ma spero di poter poi continuare con la stessa squadra a produrre molte altre cose, ovviamente.