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Esordio per il pianista Francesco D’Agnolo con un titolo assai evocativo: “Chronicles of Ephemeral”, cronache dell’effimero. Perché il concept ragiona su tutto quello che oggi è effimero… i sentimenti, il sentire, il reagire incondizionato lontano da previsioni matematiche. L’uomo nella sua individualità al primo posto per l’artista romano che incanta e rende visibile tutto attraverso un pianoforte soltanto. Un disco che chiama a molte analisi soprattutto perché ognuno ha il suo dizionario emotivo per scendere a patti con il suono…

L’effimero oggi è l’anomalia… è così?
Temo che oggi non si prenda proprio in considerazione la differenza tra Effimero e Persistente. Semplicemente perché ci siamo convinti che questa necessità di leggerezza sia diametralmente opposta alla possibilità di considerarci “di passaggio” come tutto ciò che realizziamo nella nostra vita. Quasi tutto impermanente. Invece, io penso proprio il contrario: la consapevolezza di essere una parte di un tutto in continuo cambiamento, come un corpo che rinnova le proprie cellule in continuazione, è di grande aiuto per prendere la vita per quella che è e vivere sereni.

Eppure a parte l’ultima traccia non trovo niente di “trasgressivo” di anomalo, di effimero dentro il suono del piano e nella sua composizione. Visto il tema magari mi sarei atteso avventure e ricerche più sfacciate… che ne pensi?

Sai dov’è la trasgressione? Nell’invitare le persone a vivere le proprie emozioni, presenti e passate (quelle che scaturiscono dai ricordi). Oggi è trasgressivo lasciarsi pervadere dalle emozioni. Quella diventa la vera sperimentazione. L’avventura di cui parli è quella che ognuno che ascolta può (e dovrebbe a mio modo di vedere la vita) vivere, così come l’ho vissuta io per comporre questo disco. D’altronde, se sto descrivendo le emozioni umane, perché dovrei comporre qualcosa di anomalo o di trasgressivo?

Che rapporto hai tu con l’effimero?
Io lo amo. È l’ansiolitico per eccellenza, tanto per toccare un tema che va molto di moda ai nostri giorni. Non si faccia confusione tra effimero e intangibile. Noi siamo tangibili, materici, eppure effimeri, ma la nostra grande peculiarità é quella di avere il potere di creare qualcosa che sopravvive a noi e alle generazioni. L’arte. Grande compagna e compagnia, in questo viaggio in cui l’importante non è giungere a meta (se ci pensi, la meta è la fine della vita) ma guardarsi intorno e sorprendersi di tutto, passo dopo passo.

Che poi è un sentire umano che non esiste più o quasi… secondo te perché?

Ecco vedi? Proprio come dicevo prima. Il perché è l’ansia, la paura.
Abbiamo paura di tutto e come la teniamo a bada questa paura?
“Ho paura di perdermi, ho 3 gps.”

“Ho paura che mi succeda qualcosa e non posso avvisare, ho 3 powerbank.”

“Ho paura di soffrire, non amo.”

“Ho paura di farmi male, non mi metto in gioco.”

Aggiungete voi qualche vostra paura, pensate a come la “controllate” e al prezzo che si paga per controllarla.

Torniamo all’ultima traccia “Chaos”. Come ci hai lavorato? Sono multi incisioni dello stesso piano? Improvvisazione?
Sono così felice che “Chaos” sia una traccia che desta così tanto interesse. Se tutte le tracce fossero state trasgressive e di sperimentazione, probabilmente non sarebbe stato così. Il lavoro su “Chaos” è iniziato e concluso tutto in studio. Ho improvvisato una parte suonata al centro della tastiera del pianoforte e successivamente, mentre la riascoltavo, ho aggiunto una linea sull’ottava più bassa e così via. Ogni nota influenzava la successiva e ogni registrazione era, a sua volta, influenzata dalla precedente. E mi domando ancora se, in fondo, lasciarsi trasportare determini effettivamente il chaos o sia proprio il voler controllare che ci porta inevitabilmente ad essere caotici. 

https://open.spotify.com/intl-it/album/04D3zWofIu9qQaxd2433Fy?si=55c09a309cee4f9c