16 febbraio 2025
Il17 febbraio del 1965 aprì in via Tagliamento a Roma, all’entrata del lussuoso quartiere Coppedè. La scelta di un locale nello spazio di un garage fu dei fondatori Alberigo Crocetta e Giancarlo Bornigia
Ci sono centinaia di ragazzi fuori del Piper club il venerdì e il sabato sera, proprio come 60 anni fa, quando il 17 febbraio del 1965 aprì in via Tagliamento a Roma, all’entrata del lussuoso quartiere Coppedè. La scelta di un locale nello spazio di un garage fu dei fondatori Alberigo Crocetta e Giancarlo Bornigia.
Quindici anni
«Il tempio del beat», come lo definisce il libro di Corrado Rizza che sarà presentato oggi allo Spazio 7 di Roma, divenne subito un luogo di scambio di dischi, di performance musicali dal vivo e dei primi esperimenti dei dj per far ballare la musica rock che stava giungendo dall’Inghilterra e dall’America come un ciclone. Le porte di quella che si può definire la prima discoteca di Roma aprirono da subito il pomeriggio per accogliere i molti minorenni che dovevano rientrare a casa presto. «Mi ci portò a 15 anni il mio amico Albertino Marozzi che suonava la batteria» racconta Mita Medici, la prima «ragazza del Piper» che fece da apripista a Patty Pravo. «Ballavamo solo se ci piaceva la musica, ma se non era di nostro gradimento rimanevamo immobili, era un modo per far capire ai musicisti il gradimento del pubblico».
Identità
Tra i primi a suonare furono The Rokes affiancati dalla Equipe 84, poi arrivarono, tra gli altri, i Pooh, Lucio Battisti, i Dik Dik, alcuni hanno iniziato qui la carriera come Gianna Nannini e Antonello Venditti. Un evento memorabile fu quello dei Rolling Stones, leggendario quello di Jimi Hendrix e poi giunse Bob Dylan. Arrivarono anche i Beatles, «ma solo per provare alcuni brani, non ci fu mai un concerto» racconta Mita Medici, che all’epoca con capelli lunghi e frangetta usciva da casa con la gonna lunga e quando entrava nel locale la arricciava in vita, «per farla diventare una mini come andava di moda». Tra gli artisti c’era anche Mario Schifano, a mettere i dischi il primo dj del Piper fu Giuseppe Farnetti. «Ci scambiavamo i 33 giri, parlavamo tanto e ascoltavamo i racconti dei viaggi perché lì passava veramente il mondo» continua Mita che al Piper fu notata dal regista Paolo Spinola che le chiese di fare il film «L’estate» uscito poi nel 1966, per lei un lancio nel mondo del cinema e dello spettacolo. «Eravamo sfrontati, non avevamo paura di niente, però quel pudore adolescenziale esisteva e noi lo accettavamo mentre invece oggi viene svilito dai giovani. Noi non volevamo essere più grandi di quello che eravamo, accettavamo le nostre fragilità e tutta l’energia che trovavamo al Piper ci ha formato un’identità e un pensiero critico».
Verdone e la Bertè
Hanno frequentato il Piper Vittorio Gassman, Franco Zeffirelli, Anna Magnani, Alberto Bevilacqua, Nureyev, Monica Vitti, Albertazzi, Lilla Brignone, Ugo Sciascia, Nanni Loy, Renzo Vespignani. «Passavo ore a parlare con Carlo Verdone che a volte suonava la batteria e con Loredane Bertè, tra le amiche più care dell’epoca» ricorda ancora Mita Medici che negli anni ‘70 ebbe una storia d’amore di 3 anni con Franco Califano.


