Roma, con la sua grandezza e le sue contraddizioni, è la protagonista del nuovo disco di Sciclitano, Santi e Chiese, in uscita il 4 aprile per Honiro Label. Un album che racconta l’anima della città eterna, fatta di bellezza e decadenza, di opposti che si attraggono e si respingono.
Le parole di Sciclitano sono potenti e dirette, riflettono una profondità espressiva che non cerca di fornire messaggi preconfezionati, ma che nasce dall’urgenza di raccontare la propria verità. Santi e Chiese non è solo un titolo evocativo, ma rappresenta l’architettura della città che osserva e plasma chi la vive ogni giorno.
“Tra tracce banger che mescolano il boom bap alle influenze south e flussi di coscienza, Santi e Chiese è la liberazione vera e propria dei miei pensieri, delle mie sensazioni provate, che non sempre seguono un ordine logico o razionale. Sono ciò che sono e arrivano per come escono dalla mia testa. I Santi e le Chiese sono parte della Roma che ci sta guardando, la sua architettura che ci osserva e di cui racconto nelle mie tracce, come parte della mia vita”, spiega l’artista.
Sciclitano, nato a Roma nel 2003 da una famiglia di origini siciliane, prende il suo nome d’arte dalla città di Scicli. Cresciuto ascoltando il cantautorato italiano, si è poi avvicinato al rap, trovando ispirazione in artisti come Noyz Narcos, Gué e Marracash. Ha iniziato a scrivere musica a 15 anni e non ha mai perso la voglia di esprimersi con ironia, leggerezza e consapevolezza.
Dopo brani come Sbandato, Effetto Coanda, Borghetti e Bazar, Sciclitano è pronto a raccontare la sua Roma con Santi e Chiese, il disco che promette di essere un viaggio tra spiritualità e realtà urbana, tra il sacro e il profano, tra l’arte e la vita di strada.