Chi è Matyc? Voce del sud, anima in fuga. Questa artista pugliese nasce tra gli echi del Gospel, ma trova la sua verità tra fumo, bassi e luci stroboscopiche dei club underground del Nord Europa, dove la sua musica diventa rito elettronico e confessione emotiva. A Bruxelles fa la voce e fa la band, canta gospel e soul tra Belgio, Francia e Lussemburgo e si innamora – follemente – dell’elettronica più viscerale. Il Risultato? Una miscela esplosiva di neo-soul, groove sintetici e vibrazioni spirituali che ti fanno ballare col cuore in gola. Le sue canzoni sono sudore e simboli, corpo e coscienza, beat che scuotono e parole che perforano. Ogni brano è un viaggio travestito da banger: si muove sul dancefloor, ma atterra dritto dove fa più male (o più bene). Scrive con metafore taglienti, canta ferite che si trasformano in forza. Identità, rinascita, ribellione emotiva: i suoi testi non spiegano, evocano. Matyc non cerca l’approvazione: cerca la verità. E quando la sua voce accarezza, la cassa ti schiaffeggia. Non è intrattenimento. È un rito. Non ti chiede di ballare. Ti obbliga a sentire.

Cose interessanti su di me (IT): Mi piace meditare, praticare la meditazione dinamica e partecipare ai ritiri in natura. Trovo ispirazione tra i profumi della cucina, ma c’è un dettaglio che racconta davvero il mio mondo interiore: d’inverno, accendo il phon non solo per riscaldarmi, ma per perdermi nella sua melodia. Quel suono costante, avvolgente, mi ricorda una sinfonia classica immersa in un beat techno lontano – un momento sospeso, quasi mistico, in cui corpo e mente si allineano. È lì, in quella catarsi fatta di calore e vibrazioni, che nascono le mie idee.


