Il bassista/contrabbassista/compositore pugliese Matteo Bortone (Miglior Nuovo Talento Italiano 2015 al TOP JAZZ) ha sempre dimostrato un’instancabile curiosità artistica, musicale e umana, qualità che lo ha portato a collaborare con artisti dalla natura eterogenea come Roberto Gatto, Maria Pia De Vito, Maurizio Giammarco, Alessandro Lanzoni, Dayna Stephens e le danzatrici Lucia Guarino e Elisa D’Amico. Da diversi anni suona stabilmente nei tour europei della cantante franco/dominicana nominata ai Grammy Awards Cyrille Aimée.
“A Tree in the Mist” è la sua quinta produzione da leader, la seconda con la stessa formazione franco/italiana (il primo disco tra i migliori dischi dell’anno 2020 secondo Musica Jazz e iI Giornale della Musica)
E’ senza ombra di dubbio un disco collettivo, si farebbe fatica a distinguere il solista dall’accompagnatore.
Il nome della band è un vero e proprio statement : No Land’s, nessuna terra, nessun luogo fisso. Il paesaggio si evolve, il viaggiatore con lui. Matteo Bortone trae la sua ispirazione dai miti antichi, dalle cosmologie che hanno in comune la celebrazione non dell’essenza dell’essere, dell’ideale, ma del divenire. Un’esplorazione della trasformazione interiore quando viaggiamo, sogniamo o ricordiamo. Ogni brano è governato da un principio di morphing, trasmutazione, entropia che si articola sciogliendo o rimodellando gli elementi ritmico/armonici. Un cambio ritmico, un disgregarsi di accordi o una costruzione di una linea melodica sono dei pannelli segnaletici creati apposta per perdersi.
Questo paesaggio incerto, offuscato dalla nebbia, è disegnato dalla chitarra di Benjamin Garson, da Yannick Lestra alle tastiere, Julien Pontvianne al sassofono e Ariel Tessier alla batteria.
A Tree in the Mist ha la potenza evocativa di un panorama visto attraverso le nuvole, di un sovrapporsi di memorie, di un cammino tra le rovine sepolte nella selva e, in questo contesto enigmatico e misterioso, ogni brano ha un elemento che si distingue e si pianta nell’immaginario dell’ascoltatore, come un albero nella nebbia.
Matteo Bortone è uno dei musicisti che si sta affermando a livello internazionale come strumentista ma anche come compositore e leader, in particolare dopo esser stato eletto “TOP JAZZ Miglior Nuovo Talento Italiano 2015” dai giornalisti di Musica Jazz.
Nativo di Otranto ma cresciuto musicalmente a Parigi, con un background ancorato al jazz ma che spazia anche nel pop e rock, le sue composizioni riflettono un approccio dove acustico ed elettrico convivono e si influenzano a vicenda, creando un universo musicale di contrasti e dialoghi dal risultato quasi cinematografico. Per Thomas Conrad del New York City Jazz Record “La musica di Bortone ha una voce unica. Una delle grandi rivelazioni ancora da scoprire”.
Con cinque produzioni discografiche in veste di leader, Bortone attualmente è alla testa del quintetto elettrico francese “No Land’s” (“Una delle formazioni più audaci della scena jazz contemporanea” secondo Theodore Van Claer di DJAM, Francia), il trio acustico “ClarOscuro”e il trio SINER, nel quale è autore di musica e testi.
Oltre all’intensa attività alla guida dei suoi progetti, Bortone suona stabilmente in numerose bands italiane e francesi, collaborazioni che evidenziano una versatilità di linguaggio e una visione della musica globale, senza distinzioni di stili: il quartetto di Roberto Gatto, il trio di Alessandro Lanzoni, il quintetto di Maria Pia De Vito, il quartetto di Enrico Morello, il progetto di musica e danza ‘Una Crepa’ insieme a Lucia Guarino, il sestetto europeo ABHRA di Julien Pontvianne, oltre ad aver suonato e collaborato con artisti come Enrico Rava, Dayna Stephens, Maurizio Giammarco, Ben Wendel, Kurt Rosenwinkel, Ralph Alessi, Tigran Hamasyan, JD Allen, Greg Hutchinson, Logan Richardson, Leon Parker. Dal 2017 è il bassista di quasi tutte le tournée della cantante franco/dominicana nominata ai Grammy Awards Cyrille Aimée.
