C’è qualcosa di primordiale in “Restless Analogue”, nuovo singolo dei Grimace of the White Fly in uscita l’11 maggio: una tensione che spinge l’ascoltatore a cercare uno sfogo fisico, un’urgenza di scappare – anche se in direzioni contorte, specchio di un’epoca priva di radici.
Un video che frantuma il tempo
In esclusiva vi presentiamo il videoclip, autoprodotto e plasmato con la tecnica del data-moshing. Qui i volti si sfaldano, i paesaggi si rincorrono e la narrazione si dilata in cortocircuiti emotivi. Non è cinema: è un’istantanea deformata di un’umanità che si scompone in pixel, tradendo la frammentarietà della comunicazione digitale.
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Il richiamo a un contatto vero
Eppure, tra glitch e salti di immagine, pulsa un desiderio: non l’eco di un’agonia sterile, ma la fame di un rapporto autentico, privo di filtri. “Restless Analogue” non è un atto di protesta fine a sé stesso, ma un grido rivolto al mondo reale, un appello a ricomporre i pezzi di un’identità lacerata.
Una poetica che si fa carne
«La difficoltà di connettersi autenticamente in un mondo dominato da interazioni superficiali e prettamente digitali» spiega la band. Ecco allora il video: non un semplice corredo visivo, ma la pelle scorticata del brano, un’estensione corporea di quel sé inquieto che cerca casa in un presente che non sa ascoltare.
Restless analogue, appunto: un’analogia inquieta tra l’uomo e la sua immagine, un bisogno di connessione che non si piega alla spettacolarizzazione, ma batte forte sotto la superficie.


