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In “La strega”, brano estratto dal nuovo EP di Emanuele Masini, l’artista affronta con toni cupi e surreali il tema delle aggressioni al personale sanitario e della progressiva perdita di umanità nella nostra società. Il protagonista non è un eroe né un martire, ma una figura oscura: una “strega” il cui passato è costellato di male arrecato a chi le stava intorno.

Il testo comincia in corsia d’ospedale, con un medico anziano e disilluso che, stanco di curare chi non ha mai fatto nulla per gli altri, si rifiuta di soccorrere la paziente. Le sue parole emergono stanche: perché curare chi ha causato solo distruzione? Ma il racconto non si ferma a questo scontro morale.

Nella seconda strofa, un giovane dottore dall’ideale puro entra in scena: per lui ogni essere umano, per quanto malvagio, custodisce un barlume di bene, e spinto da questo credo accetta di prendersi cura della strega. L’atto di compassione e speranza, però, viene brutalmente punito: la malvagia protagonista “lancia” un incantesimo, trasforma in pietra chi aveva tentato di salvarla.

Il significato dell’intreccio non si esaurisce in una semplice condanna del male: Masini evita una morale scontata, lasciando aperto il finale e invitando l’ascoltatore a interrogarsi sulle proprie convinzioni. Chi è davvero la vittima? Chi il carnefice? E soprattutto, fino a che punto vale la pena riporre la fiducia nell’altruismo, quando la gratuità del gesto può essere tradita dalla malvagità più viscera?

“La strega” è dunque una metafora potente: rappresenta chi sfrutta il sistema di cura senza alcun senso di responsabilità, chi chiede diritti ignorando i doveri sociali. È un monito sul confine sempre più labile tra umanità e disincanto, un richiamo a non dare mai per scontato il valore di chi, ogni giorno, lavora per salvare vite. Masini costruisce un paesaggio sonoro intriso di tensione, con chitarre distorte e percussioni pressanti, sottolineando l’atmosfera da fiaba nera che avvolge la narrazione.

One Comment

  • Camillo Tirelli ha detto:

    Lhai spiegata & cantata quando hai fatto la prima serata ed ero venuto
    È stata la prima canzone del repertorio
    La memoria funziona acora…

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