Con Lichen, gli Zurara aprono un nuovo capitolo della loro ricerca artistica: un brano che fonde materia sonora, critica sociale e immaginario primordiale. La loro musica sembra nascere da un luogo antico e rituale, ma allo stesso tempo parla con lucidità del presente, dei suoi squilibri, delle sue ferite. In questo dialogo serrato tra istinto e metodo, tra ruvidità e precisione, la band siciliana continua a definire una poetica che è insieme visiva, fisica e profondamente emozionale.
Li abbiamo intervistati per il MEI, esplorando la genesi del brano, l’evoluzione del loro linguaggio e ciò che ci aspetta dal progetto nei prossimi mesi.
INTERVISTA ZURARA
“Lichen” segna un nuovo passaggio nella vostra ricerca sonora. Da dove nasce questo brano e quale immagine volevate restituire all’ascoltatore?
Lichen si basa sul rapporto tra due elementi, Il Lichen come infiammazione che corrode la pelle e i Licheni che assorbono tutto. Questo rapporto rappresenta una metafora per una critica alla società contemporanea sempre più infiammata dal tardo capitalismo. Questa immagine proviamo a trasmetterla non solo attraverso la parte testuale, ma soprattutto per mezzo della parte strumentale.
Il vostro approccio unisce un’estetica “primordiale” del suono con una cura filologica dell’arrangiamento. Come convivono queste due dimensioni nella produzione del singolo?
L’estetica “primordiale” è fondamentale nei Zurara. Questo approccio ci ha garantito il sound che ci contraddistingue. Da un primo approccio viscerale in cui si mette molto in campo, in seconda battuta avviene un processo di decostruzione che ci porta a togliere per dare il giusto spazio alle parti. In questo modo riteniamo di raggiungere una stratificazione sonora nella quale su una struttura più rude si sovrappongono sonorità più nette e taglienti. Una grande guida in questo è stato il nostro produttore artistico Gioele Valenti (JuJu, Herself) che ha visto capacità in noi che non coglievamo nitide come ci appaiono adesso.
Quali strumenti e quali soluzioni timbriche hanno avuto un ruolo centrale nella costruzione di “Lichen”?
In Lichen ogni strumento ha il proprio spazio di movimento e allo stesso tempo il sound si basa su una forte connessione tra le parti. Da qui la scelta di registrare la sessione ritmica in presa diretta. Il brano si sviluppa su un’intensificazione sonora al passare dei secondi. Ogni strumento viene portato, in prima battuta, quasi all’esasperazione, per poi modularlo in base al respiro che nel corso del tempo il brano stesso richiede.
Il vostro sound è spesso descritto come onirico, quasi cinematografico. C’è un’immagine o una scena che vi ha guidato nella scrittura?
Sicuramente un’immagine guida la possiamo ritrovare nelle atmosfere che si respirano nei paesaggi attorno alla provincia: nei ruderi lontani dalla città, nelle campagne dell’entroterra siciliano, nella “sacralità” di Rocca Busambra (da cui attingiamo il nome Zurara) che durante la notte si erge come un’antica divinità dai tratti misteriosi. Tutte immagini che fin dall’infanzia ci portiamo dentro e che in qualche modo poi si svelano nel nostro processo creativo.
Come state ricevendo le prime reazioni del pubblico? Avete la percezione che questo brano dialoghi in modo diverso con chi vi ascolta?
Stiamo ricevendo ottime reazioni, ovviamente anche differenti tra loro. La cosa interessante è che il brano, proprio per la sua dimensione astratta, può essere soggetto a diverse interpretazioni ed ognuno lo vive a proprio modo. Il brano si presenta molto muscolare, ma al contempo riflessivo. Crediamo che la vera chiave di lettura sia un ascolto che si protrae in un lasso di tempo abbastanza lungo da far emergere le radici che alimentano il brano. Siamo sicuri che la percezione sarà diversa dopo ogni ascolto e che ogni ascoltatore percepisca un lato nascosto che neanche noi stessi avevamo colto.
Cosa possiamo aspettarci dai prossimi passi degli Zurara?
A gennaio uscirà il videoclip di Lichen, al momento in fase di scrittura, che anticiperà l’uscita dell’album POSTLUCE a marzo. Dopodiché non vediamo l’ora di portare live la nostra musica, poiché riteniamo i concerti l’unico mezzo valido per poter far conoscere il nostro progetto.


