Siamo nell’era rock? Siamo tornati da dove siamo venuti? E i nostri mescolano del sano unguento elettronico di synth assai gustosi per indorare la pillola. Pillola amara per la società del consumismo che vuole omologare tutto e tutti. “Vertebrato” è il grido della band toscana: forte, potente, visionario, per niente elitario. Un inno alla rinascita delle coscienze…
Possiamo parlare di esordio per i WorldPlan?
In un certo senso sì, in quanto è la prima volta che ci cimentiamo con la stesura di brani inediti in italiano. In linea di massima ogni nostro progetto è come un nuovo inizio.
E da questo moniker che vi portate dietro vi chiedo: qual è il vostro piano per il mondo?
È sotto gli occhi di tutti che il mondo stia andando verso una fine. Purtroppo non abbiamo una soluzione. Il nostro piano è cercare di risvegliare le coscienze in modo da trovare una soluzione collettiva.
E la soluzione contro questi social network che ci rendono “invertebrati”?
La soluzione sarebbe usarli costruttivamente. Fondamentalmente non esistono media nocivi per definizione: tutto dipende dall’uso che ne facciamo.
Voi siete diversi? Il suono suonato lo dimostra direi…
Se anche fosse non è volontario. Semplicemente cerchiamo di suonare musica che ci piacerebbe ascoltare.
Ma, secondo voi, la diversità significa anche solitudine?
Definirsi diversi da qualcosa già crea una “categoria” in cui più persone si possono rispecchiare. La vera solitudine è vivere dell’approvazione altrui, fossero anch’essi sconosciuti su un social.
Il rock oggi sta tornando di monda?
Potrebbe anche essere. Noi speriamo che possa tornare di moda un ascolto meno “mordi e fuggi” della musica a prescindere dal genere. Si ascoltano gli album, non i greatest hits.
https://open.spotify.com/intl-it/artist/7Mn9CtEU5im1K0h2VYaVcJ?si=r0BHpWxwR6G1xFMf2U707Q