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Il percorso di Cristiano Pucci è sempre stato segnato da una costante tensione verso il cambiamento. Dopo diverse esperienze artistiche, l’autore e musicista toscano sceglie di rimettersi in gioco con un nuovo nome, Wild Bloom, progetto che nasce dall’esigenza di affermare una libertà creativa totale, svincolata da definizioni e aspettative. Una fioritura selvaggia, come suggerisce il nome, che raccoglie l’eredità del passato ma la trasforma in un linguaggio più ampio e personale, in cui suono e introspezione si intrecciano.
Il singolo Process of Love segna l’inizio di questa nuova fase. Un brano che esplora l’amore come processo di crescita e disvelamento, più che come sentimento compiuto. Le atmosfere sospese e l’approccio sonoro, aperto e dinamico, riflettono una sensibilità in continua trasformazione, dove l’elettronica si unisce a elementi organici per creare un equilibrio fragile ma vitale. Non si tratta di un semplice punto di ripartenza, ma di una dichiarazione d’intenti: la musica come spazio di ricerca, come terreno in cui accogliere le proprie contraddizioni e lasciarle fiorire.
Wild Bloom non rappresenta soltanto un cambio di nome, ma un modo diverso di guardare alla propria identità artistica. Ogni suono, ogni parola sembra muoversi tra istinto e consapevolezza, tra impulso e riflessione. Il risultato è un progetto che mira a comunicare autenticità, costruito su una visione sonora che si nutre di contaminazioni e libertà.
In questa intervista, Cristiano Pucci racconta la genesi di Process of Love, le ragioni che lo hanno spinto a intraprendere il cammino di Wild Bloom e la necessità di ritrovare un equilibrio tra vulnerabilità e forza creativa. Un dialogo che svela il bisogno di riscoprirsi, di accettare il cambiamento e di dare alla musica la possibilità di respirare in modo nuovo.
Cristiano, come nasce l’idea di trasformare il tuo progetto solista in Wild Bloom?
L’idea di trasformare il progetto solista in Wild Bloom era nel cassetto già da tempo. Non avevo mai trovato l’occasione giusta per fare quel passo avanti a livello promozionale, capace di garantirmi una maggiore versatilità artistica anche dal vivo.
Il singolo Process of Love segna questa nuova fase. Cosa volevi comunicare con questo brano?
In fondo è il brano che ha comunicato qualcosa a me. In particolare, ho sentito un cambiamento nel mio modo di scrivere: il bisogno di staccarmi da quel “Cristiano Pucci cantautore italiano”. Process of Love rappresenta un seme che viene piantato: il processo della creazione dell’amore in senso ampio, viscerale e a volte egoista.
Hai parlato di sperimentazione con beat creati anche su GarageBand. Quanto è importante per te il lato “artigianale” della produzione?
Tornare a un approccio artigianale, lavorare sui suoni e produrre qualcosa di mio senza la ricerca ossessiva della perfezione mi ha dato un grande senso di libertà. Ho imparato a dare più importanza all’effetto che al perfetto. In questo momento ho la percezione di potercela fare anche da solo, senza dover dipendere da tecnici del suono per ottenere un suono “impeccabile”.
Nei tuoi live ti ispiri ad artisti come Bowie, T. Rex e Nirvana. Come influenzano questi riferimenti il tuo nuovo percorso musicale?
C’è sempre un po’ di T. Rex, Bowie e Queen in quello che faccio: nel mio modo di cantare, nelle impostazioni, nel desiderio di richiamare certi artisti. Ultimamente, però, il mio sound è cambiato: si è spostato verso atmosfere anni ’80.
Dal vivo, invece, l’impostazione è puramente rock, con influenze british psichedeliche. Non è facile trovare musicisti in grado di riprodurre sequenze MIDI e portare avanti un progetto live con continuità e serietà, ma è una sfida che mi piace affrontare. T. Rex e Nirvana continuano a influenzare il mio modo di scrivere e di pensare, anche se oggi non mi sento più legato a un unico riferimento.
Da quando ti sei trasferito stabilmente in Italia, quali cambiamenti hai notato nel tuo approccio creativo?
Qui in Italia ho dovuto reinventare il mio modo di scrivere. Mi sono trovato in condizioni psicologiche non perfette, ma che hanno creato uno stato d’animo particolare, una sorta di nuova magia. All’inizio ho provato disagio: avevo paura di non riuscire più a trovare ispirazione o di perdere le mie abitudini. Poi, però, mi sono riadattato e ho trovato situazioni migliori, con più spazio, libertà e la possibilità di gestire lo studio come voglio. Adesso sto decisamente meglio.
Quali sono i prossimi passi per Wild Bloom dopo Process of Love? Ci saranno collaborazioni o un album completo?
Al momento voglio semplicemente osservare la reazione al pezzo: per me era importante pubblicare la musica, più che concentrarmi su video o altri elementi. Volevo far capire che ciò che sto facendo ora mi rappresenta davvero e riflette l’onda musicale attuale. Ho reso la mia musica più contemporanea e non volevo più aspettare mesi per far uscire qualcosa che, al momento della pubblicazione, non mi sarebbe più appartenuto.
				
					

