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Nel 2025 “Volver”, il celebre tango scritto da Carlos Gardel e Alfredo Le Pera, compie 90 anni. Un anniversario che diventa occasione per riscoprire il brano attraverso una veste nuova, intensa e sorprendentemente attuale. A firmare questa rilettura unica sono Fabrizio Mocata, pianista italiano con una profonda conoscenza del repertorio tanguero, e Omara Portuondo, leggenda vivente della musica cubana.

Il risultato è un dialogo elegante tra piano e voce, tra Cuba e Italia, tra passato e presente. Abbiamo intervistato Fabrizio Mocata per scoprire come è nato questo omaggio moderno e profondo, che affonda le radici nel rispetto della tradizione ma non rinuncia alla libertà del jazz e all’emozione del momento.


L’intervista

“Volver” compie 90 anni, ma il vostro riarrangiamento lo fa suonare eterno e attuale. Qual è stata la sfida più grande nel reinterpretare un brano così iconico senza tradirne l’anima?
Interpretare un brano che ha avuto migliaia di incisioni da un lato è una cosa molto semplice, ma dall’altro è veramente un campo minato. Sicuramente per noi la chiave è stata la semplicità e la naturalezza, in quanto ciascuno è riuscito a portare il proprio universo musicale e ad armonizzarlo con quello dell’altro.

Il vostro incontro artistico fonde il bolero, il tango e il jazz in un equilibrio raro. Come nasce questo dialogo musicale tra la voce di Omara Portuondo e il pianoforte di Fabrizio Mocata?
Il nostro incontro è avvenuto tramite Santiago Larramendi, un autore che collabora con lei. Santiago mi ha voluto conoscere e abbiamo insieme scritto per Omara un brano originale, che è stato inciso nella stessa sessione e che pubblicheremo in autunno. Durante la sessione di registrazione ho accennato le note di “Volver” e lei si è emozionata e l’ha cantata, così abbiamo deciso di incidere anche questo brano, che non era previsto.

La memoria e la nostalgia sono due elementi centrali di “Volver”. In che modo avete cercato di restituirne l’emotività nel suono, più che nelle parole?
Una grande interprete come Omara sa scandire i testi in una maniera veramente unica, ed è stato un gioco tra la sua profonda interpretazione e la mia parte che ama e conosce il tango. L’uso di accordi moderni, jazzistici ma mai dissonanti, ha conferito sicuramente drammaticità e rotondità al brano.

Ricevere un Latin Grammy ha anche un valore simbolico: cosa rappresenta per voi, oggi, far rivivere Gardel e il tango in un contesto contemporaneo e internazionale?
In Argentina dicono che Gardel canta ogni giorno meglio. La sua musica e il suo personaggio sono eterni, e si rinnovano attraverso chi si avventura nella interpretazione della sua musica. A 90 anni dalla sua scomparsa, la sua eredità artistica è preziosissima, e sono fiero di poter mettere una goccia in questo grande mare. Per la prima volta, una grandissima interprete come Omara Portuondo incide un Tango, e aver condiviso con lei questa registrazione è veramente unico.

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