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In Sicilitudine Valentina Grisafi trasforma la sua terra in linguaggio musicale e visione poetica, dando voce a un Mediterraneo che non è solo luogo geografico ma radice emotiva, memoria viva, appartenenza profonda. In questa intervista l’artista riflette sul confine – forse inesistente – tra ispirazione e identità, sul ruolo del silenzio nella composizione e sulla forza catartica della musica come strumento di resistenza e speranza. Un viaggio intimo che attraversa storia, introspezione e senso di connessione universale.

Sicilia come protagonista, silenzio come spazio creativo, musica come atto identitario e ponte tra culture: Valentina Grisafi racconta il suo rapporto con la composizione e il significato profondo della sua “Sicilitudine”, tra memoria, tradizione e contemporaneità.


Intervista a Valentina Grisafi

In Sicilitudine la Sicilia non è solo sfondo, ma protagonista. Qual’è il confine per te, tra ispirazione e identità?
Credo che il confine fra ispirazione e identità non esista.
Quando scrivo dico qualcosa di me, che giace in me, un mio vissuto, racconto una storia, convive passato, presente e futuro.

Nel brano convivono malinconia e speranza, Eros e Thanatos. Quando componi, ti senti più attratta dal conflitto o dalla possibilità di armonia?
Dipende dallo stato d’animo del momento, come ho detto prima; quando scrivo racconto una storia, è un viaggio interiore, di introspezione. Se sto attraversando un periodo difficile prevale il conflitto, se mi trovo in un periodo di serenità prevale l’armonia, ma entrambi coesistono nel fitto dialogo fra gli opposti. L’artista in generale è succube del tempo in cui vive, è un confuso insieme di emozioni; tuttavia, nonostante il periodo storico che stiamo vivendo, anche se con difficoltà cerco di guardare la luce in fondo al tunnel: la musica è catartica!

Molti dei tuoi brani sembrano nascere dal vuoto, da pause che respirano. Quanto è importante per te il silenzio nella costruzione della melodia?
Il silenzio è fondamentale, è una componente importante nella costruzione della melodia, ne è parte integrante. Le pause, i respiri, quei secondi di tempo in cui non si produce suono servono per creare attesa, tensione, enfasi, esaltare le emozioni.
Il silenzio è fondamentale anche nella mia quotidianità. Oggi viviamo in un mondo frenetico e iperconnesso, caratterizzato da “suoni e rumori” costanti; il silenzio per me diventa un rifugio per stare con me stessa e dare spazio alla creatività e ai sogni.

Hai ricevuto riconoscimenti internazionali, ma il tuo linguaggio resta profondamente mediterraneo. Cosa significa per te portare la tua “Sicilitudine” nel mondo?
Portare la mia “Sicilitudine” nel mondo significa comunicare sensazioni, sentimenti che appartengono a me e alla mia sicilianità, colori, sole, mare, profumi, sapori, attaccamento alla terra; un viaggio dal passato al presente.
Il brano Sicilitudine nasce da un richiamo di A. Favara, etnomusicologo e compositore siciliano, che per anni ha esplorato paesi e campagne della Sicilia, registrando melodie, ritmi, danze… io ho utilizzato nella composizione un suo intervallo.

La Sicilia è stata un luogo di incontro e di “scontro” tra diverse culture: greca, araba, normanna e spagnola; tutto questo fa parte del nostro codice genetico. Porto, quindi, un messaggio di fratellanza, auspicando la pacifica convivenza fra i popoli. Siamo tutti “connessi”!

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