C’è un punto di incontro tra onde sonore, DNA e benessere? Secondo Tony Riggi sì — e non è solo teoria. Il suo nuovo progetto musicale, “PROGETTO GENOMA”, è una vera e propria esplorazione tra arte, scienza e spiritualità. Non un semplice disco, ma un’esperienza sensoriale e interiore pensata per toccare corde profonde, letteralmente.
Con influenze che vanno dal rock alla sound therapy, passando per l’utilizzo di frequenze capaci di interagire con la nostra energia personale, Riggi ha costruito un universo musicale che ha l’ambizione di “sintonizzarsi” con l’ascoltatore. Un viaggio che inizia con Re delle ombre, un brano potente e introspettivo, primo tassello di una narrazione che parla di rinascita, identità e potere interiore.
Lo abbiamo intervistato per farci raccontare questa visione coraggiosa e fuori dagli schemi.
Tony, “Re delle ombre” è un titolo evocativo. Da dove nasce questo brano e cosa rappresenta per te?
“Re delle ombre” è la figura che emerge dopo aver attraversato le proprie tenebre. È quel momento in cui accetti tutte le parti di te — anche quelle che spesso cerchi di nascondere — e impari a governarle, senza più subirle. È un brano che parla di consapevolezza, ma anche di forza ritrovata. Musicalmente è il ponte ideale tra il rock più viscerale e le sperimentazioni sonore che sto portando avanti nel “Progetto Genoma”.
Nel tuo disco c’è molto di più di una semplice ricerca musicale. Ci spieghi cosa intendi per “sintonizzazione individuale”?
È un concetto a cui tengo molto. Ogni persona ha una propria “frequenza”, un modo unico di vibrare. Quello che faccio con la mia musica è cercare di creare dei brani che possano risuonare con queste frequenze, generando benessere. È una fusione tra musicoterapia, spiritualità e ricerca scientifica. Con “Progetto Genoma” sto cercando di tradurre questa visione in qualcosa di concreto, che chiunque possa ascoltare e, magari, sentire come un messaggio diretto a sé stesso.
Hai parlato di musica come esperienza. In che modo pensi che il tuo progetto possa influenzare il benessere di chi ascolta?
Il disco è costruito pensando a un ascolto attivo, immersivo. Alcune frequenze sono scelte in base agli studi sulla bio-energia e sulla risonanza cellulare. Altre sono frutto di sperimentazioni personali. Ma l’obiettivo è uno: creare uno spazio sonoro in cui le persone possano ritrovarsi, lasciarsi andare, e magari anche guarire qualcosa dentro di sé. Non voglio sostituirmi a niente o nessuno, ma offrire un’alternativa sonora che stimoli l’anima oltre che le orecchie.
Cosa possiamo aspettarci dai prossimi brani del disco? Hai in mente anche contenuti extra per approfondire questo legame tra musica e scienza?
Assolutamente. Ogni traccia sarà accompagnata da un contenuto che ne racconta la genesi, le ispirazioni scientifiche e filosofiche. Sto lavorando a una serie di video brevi per i social e forse anche a un mini-documentario. Voglio che chi ascolta entri davvero in contatto con il processo creativo e con la visione dietro ogni suono. “Progetto Genoma” è un disco, ma anche un manifesto: un invito a guardarsi dentro, ad ascoltare davvero. A riconoscere il proprio ritmo, e a danzarci sopra.
Ultima domanda, ma forse la più importante: cosa speri che resti a chi ascolta “Re delle ombre”?
La sensazione che, anche nelle parti più buie di noi, può nascere qualcosa di potente. Che ognuno può essere il sovrano delle proprie ombre. E che la musica — se fatta con cuore, consapevolezza e visione — può davvero aiutare a cambiare il nostro modo di sentirci al mondo.