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Ci sono dischi che si ascoltano, e dischi che si attraversano. Ci faremo bastare i ricordi, il nuovo lavoro di Stona, è uno di quei viaggi che non si dimenticano. Un album che ha il passo lento e profondo delle domande importanti, ma che non rinuncia mai al battito vitale della speranza. In queste dieci tracce, l’autore si mette a nudo, affrontando temi esistenziali, sociali e politici con una lucidità rara e una sensibilità che non scivola mai nella retorica.

La resistenza emotiva

Il brano d’apertura, La resistenza, è già una dichiarazione d’intenti. È il manifesto di un pensiero critico che riflette sulle contraddizioni del nostro tempo — l’indifferenza, la violenza, la disumanizzazione — ma lo fa da dentro, con uno sguardo che non giudica ma cerca ancora un varco. Chitarra e piano disegnano un paesaggio fragile, pronto a esplodere, come il cuore pulsante che sostiene la canzone.

Il caos delle conseguenze

Con Uragani, Stona affronta il concetto di libertà e responsabilità. È una riflessione sul peso delle nostre azioni e sull’effetto domino che generano. Il brano è come una conversazione a cuore aperto, che parte da un’intervista radiofonica e arriva a toccare il battito d’ali di una farfalla che può cambiare il mondo. Un brano maturo, che suona come un avvertimento gentile.

Dolore sociale e intimità spezzata

Puntine è probabilmente una delle vette più alte del disco. Affronta il tema delle carceri italiane con una lucidità disarmante, ma soprattutto con empatia. Qui l’arte diventa denuncia, ma senza gridare: è uno sguardo che resta addosso. Così come La pioggia che passa dal tetto, che affronta la depressione con un’immagine potentissima — una casa che si allaga da dentro — e con un linguaggio che riesce a dare voce a ciò che spesso non ha parole.

Umanità, redenzione, consapevolezza

In Il pittore/Asparinu, Stona racconta la storia di Gaspare Mutolo, ex mafioso diventato pittore. Lo fa senza glorificazioni, ma con la capacità rara di osservare la trasformazione umana, il crollo e la rinascita. È un brano che invita alla complessità e al dubbio, e che si avvale di un arrangiamento che fonde narrazione e respiro orchestrale.

Poi arriva Underdog, strumentale registrato in presa diretta: un respiro, un momento sospeso davanti al camino, che racconta più di molte parole. Segue 7 kg di sale, ispirato a Verga, dove la diffidenza e la difficoltà di fidarsi diventano un riff potente, quasi catartico.

Le piccole cose che restano

Il finale dell’album è un crescendo emozionale: Le piccole cose è una canzone d’amore non convenzionale, dedicata a chi si è isolato dal sentimento ma torna a viverlo nella quotidianità ritrovata. Confucio è una riflessione filosofica e politica che parte da una citazione orientale e si allarga alle dinamiche globali. Mentre Altaluna chiude il disco con un atto di fiducia verso l’intangibile: rivolgersi alla luna per restare in ascolto, per tentare di essere sé stessi, anche nel cambiamento.

Un disco necessario

“Ci faremo bastare i ricordi” non è solo un titolo: è una presa di coscienza. È un gesto di resistenza gentile in un mondo che corre troppo, un disco che raccoglie i pezzi dispersi dell’umano e li rimette insieme con sincerità e artigianalità. Stona non pretende risposte: preferisce le domande. E in un’epoca di certezze urlate, questa è già una rivoluzione.

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