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È un esordio sotto alcuni punti di vista nonostante lei non sia nuova alla discografia. La ricordiamo Iosonorama che oggi dribbla tutto e tutti e si fa chiamare RAFFICA. L’esordio discografico è “Panico”, tra glam e provocazione ma anche dentro tante abitudini pop dai suoni appena fuori focus con quel velo di nebbia industriale che sa tanto di America e di Berlino. Evoluzione che troviamo in rete per la Disordine Dischi…

 

Oggi ti chiami Raffica. È una nuova rinascita? Un nuovo inizio?

Più che una rinascita è un’evoluzione. La rinascita implica una ripartenza, la mia è una continuazione del mio percorso.

 

Il panico in fondo cosa rappresenta? Un segnale di malessere o un segnale di resistenza? L’inizio del risveglio dal torpore sociale…

È un termine che ha una duplice accezione. Qui a Napoli lo utilizziamo molto in accezione positiva, poi quella negativa la conosciamo tutt*.

È quindi una parola che mescola luce e oscurità, e per questo mi rappresenta molto.

 

Molti echi della dance di un certo periodo italiano… ne sei legata? Quanto c’è del passato anni ’90 in questo lavoro?

Inevitabilmente sono figlia di quell’epoca, essendo una fiera 94 mi ritrovo influenzata anche inconsapevolmente. Poi la musica dance per me è casa, da buona clubber ho divorato e a volte vomitato la crudezza di quel mondo.

 

Socialmente parlando, l’estetica che metti in mostra quanto cerca di fotografare un certo modo di stare al mondo dei nuovi giovani adulti di oggi?

Non mi sono mai concentrata su questo aspetto, mi sono sempre posta l’obiettivo di raccontare il mio mondo nel mio modo. L’estetica la definisco importante perché si collega all’arte visiva, sono molto legata alla moda e pur non avendo i mezzi giganteschi di un’artista in major, io cerco di fare quello che mi è possibile con i pochi mezzi che ho.

 

E pensando ad un video ufficiale? Eros, contestazione, resilienza, saggia contemplazione: cosa ci metteresti dentro?

Metterei tutto quello che è necessario. Io prendo l’esempio di “Vergogna non ho”, mio brano contenuto nel disco e uscito come singolo lo scorso Halloween. Il brano con un sound molto oscuro e sperimentale racconta di manipolazioni e abusi con una vittima che a sua volta diventa carnefice. Ho voluto fortemente raccontarlo in maniera forte, e splatter prendendo come esempio i film di Wes Craven, non è stato facile perchè questa idea era controproducente poiché la stragrande maggioranza delle persone non amano questo genere di visione. Io l’ho fatto e nel mio piccolo sono molto orgogliosa.

 

https://open.spotify.com/intl-it/album/5GSzFp2MUTEsxiL7xYeaBY

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