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Il ritorno di Mike Orange con il singolo “Poeta” segna un passaggio importante nella sua evoluzione artistica. Anticipazione dell’EP Aranciata Amara, previsto entro la fine del 2025, il brano mette in primo piano una scrittura asciutta e pungente, capace di raccontare il presente con ironia e uno sguardo disincantato. Michele Arancio, il cantautore lombardo ha già alle spalle un percorso ricco di esperienze: dai primi lavori punk rock al disco Sensibile del 2023, che lo ha fatto conoscere come una delle voci più originali della scena indipendente italiana.

In “Poeta” l’ispirazione prende avvio da un’immagine suggestiva, il cimitero parigino Pére Lachaise, per riflettere sul modo in cui molte professioni creative rischiano di rivestirsi di eccessiva importanza. Con un tocco sarcastico, Mike Orange invita a guardare oltre le etichette, ricordando che la quotidianità e il destino finale accomunano tutti. La produzione, curata da Fabio Intraina al Trai Studio di Inzago, affianca chitarre essenziali a una ritmica pulita, mettendo in risalto la voce e il testo.

“Poeta” nasce tra ironia e malinconia. Quanto è difficile trovare l’equilibrio tra leggerezza e profondità in una canzone?

Ciao alle amiche e agli amici del MEI, sono onoratissimo di fare questa intervista. Non è una domanda semplice, ma sicuramente nella mia scrittura cerco sempre quell’equilibrio. Anzi, credo che ogni cantautore che si rispetti abbia in mente questo bilanciamento quando scrive. E forse questa è stata la volta in cui mi sono messo più alla prova da quel punto di vista. Non so bene come ci riesco, e nemmeno se ci riesco sempre. Mi dicono che sono bravo a spiegare concetti difficili in modo semplice — se è vero, ne sono felice.

La produzione del brano ha un suono asciutto e diretto. È stata una scelta voluta per dare risalto al testo?

Non solo. Diciamo che nell’EP che uscirà è tutto molto vero e suonato: gli unici plug-in che abbiamo usato sono quelli per tastiere e sintetizzatori. Un suono un po’ più punk aiuta sicuramente a far scorrere meglio un brano che ha ritmo, e lo fa arrivare più facilmente a chi ascolta. Poi, Poeta è una provocazione — come avrai intuito.

L’EP Aranciata Amara sarà il tuo secondo lavoro lungo dopo “Sensibile”. In che modo pensi che i due dischi dialoghino tra loro?

Se Sensibile era un passo avanti rispetto al primo EP (Arancio, del 2021), in una direzione più it-pop — Parco, ad esempio, può tranquillamente stare in radio accanto a Gazzelle e cose simili — Aranciata Amara rappresenta una scrittura ancora più personale e una focalizzazione sonora che, per me, è il compimento del progetto. Se mi avessi chiesto all’inizio di Mike Orange qual era la mia visione, ti avrei detto: “Questo è quello che vorrei fare”. Ma ci vuole tempo per sviluppare una certa sensibilità, soprattutto per uno come me che arriva dal rock alternativo.

I tuoi live sono stati tantissimi negli ultimi anni. Quali esperienze ricordi come decisive per la tua crescita sul palco?

Ogni concerto ha la sua particolarità, e di solito me li ricordo tutti — dai live in casa ai palchi più grandi. Ma le esperienze più formative sono quelle in tour, dove condividi la vita con i tuoi compagni di viaggio per giorni, 24 ore su 24. Negli ultimi anni ho fatto tre tour con tre band diverse, e ho capito che dipende tutto da me. È stata una sorta di presa di responsabilità.

Nei tuoi testi c’è sempre una vena di disincanto. È una cifra stilistica o un riflesso inevitabile del tuo sguardo sul mondo?

Fai conto che sono di Milano, e ogni volta che raggiungi un obiettivo pensi subito al successivo. Spesso non sei contento, vedi tutto con un po’ di disincanto, non idealizzi, e per ogni cosa c’è un problema. È un modo di fare che mi appartiene. Il mio sguardo sul mondo è sempre questo: i sogni sono belli, ma per realizzarli bisogna avere i piedi ben piantati a terra.

Guardando al futuro, quali sono i traguardi che ti piacerebbe raggiungere con questo nuovo progetto?

Un obiettivo l’ho già raggiunto: l’accordo discografico con Medea Production, che si occupa delle edizioni e collabora con tutte le persone con cui mi sono trovato bene in questi anni — Fabio di Level Up Press, che è il motivo per cui sto facendo questa intervista, e Luca di Loopstudio, che cura la parte digitale. Mi piacerebbe arrivare a platee sempre più grandi, e mi piacerebbe che la mia attività di cantautore, oltre a essere un secondo lavoro nel modo in cui la vivo, lo fosse anche un po’ di più dal punto di vista economico. Vorrei continuare a scrivere senza dover avere per forza mille vite aperte. Ma quest’ultima cosa la dico sottovoce… altrimenti, come i desideri del genio della lampada, se li dici prima non si realizzano

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