Con “About You”, il suo primo EP da solista, Loneriver ci accompagna lungo un percorso delicato e sincero tra amore, distanza e guarigione. Alessio Lonati, cantautore e produttore bresciano, mette a nudo emozioni e contraddizioni con una scrittura intima e malinconica, capace di restituire l’universale partendo dal personale. Registrato insieme a Marco Fasolo, il disco è un piccolo viaggio tra folk, atmosfere sixties e confessioni notturne, che ci invita a riflettere sui legami che ci formano e sulle cicatrici che ci lasciano.
Abbiamo scambiato qualche parola con Loneriver per farci raccontare com’è nato questo progetto, e cosa significa oggi scrivere canzoni su ciò che resta (e ciò che cambia).
Hai definito “About You” come un viaggio. Dove speri porti l’ascoltatore, una volta premuto
play?
Sicuramente “About You” è un viaggio, all’interno di sé e nelle pieghe di un processo di
“guarigione” in qualche modo. Tutto racconta della nascita vita e morte di una relazione di
coppia, e io spero che chi ascolta le canzoni di questo progetto riesca a ritrovarci qualcosa della
sua vita. Spero che “About You” sia l’occasione per chi ascolta di intraprendere questo percorso di
ricognizione a posteriori, che possa avere un effetto catartico e aiuti ad esorcizzare la voglia che
a volte prende di compiangersi e crogiolarsi nel dolore. Mi auguro che sia un viaggio verso la fine
del tunnel e verso una visione più positiva del passato e del futuro.
Ogni brano sembra essere la fotografia di ogni piccolo momento di una relazione. Quanto di
personale c’è in queste “storie”?
C’è sicuramente molto di personale, in primo luogo nelle intenzioni di quando le ho scritte. Sono
canzoni le cui atmosfere e i cui testi si riferiscono a momenti, a sensazioni e turbamenti reali,
che ho vissuto sulla mia pelle. Chiaramente poi con il tempo alcuni sono stati rielaborati, e gli
interventi in fase di produzione avevano anche finalità prettamente tecniche e artistiche,
andando a volte al di là della trasposizione “letterale” della vita vissuta.
“About You” è un EP che sembra nascere da una riflessione profonda sui legami affettivi e
sulla distanza. Cosa ti ha spinto ad affrontare questo tema proprio ora?
È un tema che mi tocca molto in realtà, da quando sono giovane. Lo spazio e le lontananze
hanno sempre fatto parte del mio modo di vivere le relazioni d’amore, volente o nolente. Quindi
credo che alla fine sia stato naturale parlare di questo. Detto ciò, nelle mie canzoni la distanza
non è solo quella spaziale, diventa anche emotiva, progettuale all’interno della relazione stessa.
Il titolo dell’EP suggerisce un legame con qualcuno, forse reale o forse simbolico. Puoi
svelarci di più?
Ci sono stati degli “you” precisi che hanno ispirato le canzoni, però quel che penso è che in
realtà, o almeno è quel che vorrei passasse, è che questi “tu” a cui mi rivolgo, siano delle figure
malleabli, siano dei contenitori di significato che ognuno può riempire con il viso, il profumo, le
risate di chi gli sta davvero a cuore. In fin dei conti credo che le forme delle relazioni, nelle loro
differenze, abbiamo comunque qualcosa di universale, che ci accomuna tutti.
Immaginiamo che ogni brano sia fondamentale per l’EP, ma c’è, secondo te, un brano che più
degli altri esprime al meglio il mood di tutto il lavoro?
È una domanda difficile perché in effetti ogni canzone è a modo suo indispensabile, ma non solo
per creare la trama della storia, ma perché hanno tutte accenti, mood e ritmiche diversi.
Comunque, se dovessi scegliere un pezzo che riassuma il mood di questo lavoro direi “The
End”. Sarà il titolo, non lo so, però è una canzone più diretta, che fa un po’ il punto della
situazione, che ricuce tutti i pezzi.
In che modo la natura del tuo background – da cantautore a produttore – ha influenzato la
visione complessiva del progetto?
Il mio background da produttore ha certamente influenzato alcuni desideri che avevo mentre
scrivevo. Però è davvero difficile scrivere e prodursi nello stesso tempo, almeno per me. Forse il
fatto che sono anche produttore mi ha dato la lucidità necessaria per delegare la produzione a
Marco Fasolo, con cui oltretutto suono da anni nei Jennifer Gentle. Avere qualcuno di cui ti fidi
che, con uno sguardo esterno e fresco, produce quel che tu hai scritto col cuore, è una fortuna.
Marco ha saputo interpretare e capire cosa avevo in mente e poi insieme ci abbiamo lavorato di
nuovo, una volta che le cose fondamentali erano chiare. A quel punto il fatto che anche io fossi
produttore è stato utile per confrontarsi, capirsi e lavorare in modo efficace.
Ultima domanda, ma non meno importante. L’estate si avvicina e con essa anche la stagione
dei live: dove possiamo ascoltarti dal vivo prossimamente?
Ci vediamo in provincia di Brescia al Diluvio Festival il 24 luglio e alla Darsena Pop il 4
settembre. E a Milano il 9 ottobre al Detune.