“Nel Giardino a Vapore” è il vostro primo full-length album. Come descrivereste il viaggio creativo che vi ha portato a realizzarlo?
“Viaggio” è il termine perfetto per descrivere il processo che ci ha portati a questo disco. Nei primi periodi sfornavamo pezzi su pezzi senza tenere conto di che genere rappresentassero, semplicemente ognuno proponeva delle idee in un libero flusso creativo, che ha dato vita al nostro EP d’esordio omonimo, mentre altri pezzi sono stati scartati.
Col tempo abbiamo capito la direzione stilistica che volevamo intraprendere, ed è stato un processo di selezione naturale in cui tutti abbiamo capito quale apporto individuale servisse al gruppo, come se le tre strade parallele si siano congiunte in una, anche sulla base di ciò che stavamo ascoltando e cosa ci accomunava veramente in quel momento.
Il disco è caratterizzato da una grande varietà di influenze, dal british rock al grunge anni ’90. Come siete riusciti a fondere così tanti generi diversi mantenendo un’identità coerente?
Innanzitutto grazie delle belle parole.
L’idea è stata quella di rendere evidenti le diverse influenze di noi tre, ma con un suono ben preciso, che fosse un anello di congiunzione tra i nostri eroi degli anni ‘70 e quelli degli anni ‘90, il tutto condito da un’attitudine più attuale e personale.
Nel tempo ci siamo anche lasciati ispirare a vicenda nei modi di suonare ma anche di scrivere, con l’idea di un disco che costituisse un blocco concettuale e sonoro dall’inizio alla fine, pur mantenendo cambi d’atmosfere e stili (del resto scriviamo e cantiamo tutti e tre). Ad oggi ci sentiremmo di dire che la chiave di volta è stata quando abbiamo trovato il nostro suono (almeno per questo disco).
I testi sembrano toccare temi molto intimi, spesso rivolti a una seconda persona. Potete raccontarci il processo creativo dietro la scrittura dei brani?
Per quanto possano esserci dinamiche diverse, tendiamo sempre ad assecondare la nostra spontaneità, un flusso di coscienza che porta alla luce sogni, sensazioni, idee, dolori, volte a rimanere impressi nell’ascoltatore mediante l’utilizzo di immagini comuni che si possano relazionare alle proprie esperienze personali , per affrontare un percorso di conoscenza personale più profondo.
L’artefazione ci piace poco, le cose più belle sono quelle che escono da sole, che siano testi, melodie o accordi.
Il titolo dell’album, “Nel Giardino a Vapore”, è molto evocativo. Qual è il significato dietro questo titolo?
Vi sorprenderà sapere che – ebbene si – il primo nome della band era Giardino a Vapore , senza “nel”. Inizialmente ci piaceva perchè descriveva uno scenario steampunk in cui la natura incontrava l’artefazione umana. Quando abbiamo cambiato nome, abbiamo subito pensato che questo fosse adatto ad un album, il giardino è un luogo che raccoglie forme di vita diverse, di colori e peculiarità differenti.
Essendo tutti e tre compositori dei testi, come gestite la collaborazione in fase di scrittura? C’è un membro della band che si occupa maggiormente di alcune aree specifiche?
Volendo assecondare le nostre spontaneità, lasciamo che ognuno presenti la propria idea , spesso già quasi completa di musica e testo, e se quell’idea ci piace iniziamo ad arrangiarla collettivamente, diretti da chi di noi ha scritto quella canzone, per capire le sue intenzioni, poi mettiamo comunque le idee personali dei singoli componenti, che costituiscono lo stile dei NapstaMind, altrimenti sarebbero tre progetti solisti.
In questo disco la direzione artistica di Michele (chitarrista) è stata preponderante, la maggior parte dei pezzi li ha scritti lui ed è stato probabilmente ciò che ha unificato maggiormente lo stile di questo disco.
Il disco sarà accompagnato da un tour negli Stati Uniti a fine mese. Come vi sentite a portare la vostra musica oltre oceano per la prima volta?
Definirci “pronti” sarebbe un parolone, nell’aria c’è tanta emozione, ma anche un briciolo di tensione. Ovviamente siamo emozionatissimi all’idea di tenere una serie di concerti negli States, e non vediamo l’ora di interagire col pubblico americano, immergerci nelle loro realtà, vedere come suonano, quali sono i gruppi di punta nell’underground, cosa apprezzano maggiormente e come noi potremo integrarci in quell’ambiente.
Suonare dal vivo è un lato imprescindibile dell’essere musicisti ed artisti, ed avere la possibilità di fare tutto ciò in un altro continente sarà di sicuro un’esperienza arricchente che fino a poco fà ci sembrava irrealizzabile.
Il tutto avrà inizio venerdì 30 ottobre al Rockwood Music Hall di New York, locale di cui si parla molto bene. Dunque si, siamo pronti… anche se finchè non atterreremo a New
York, ci sembrerà solo un sogno.
Dopo l’uscita dell’album e il tour internazionale, quali sono i prossimi passi per i Napstamind? Avete già nuove idee o progetti in cantiere?
Le idee non mancano, quello che ci manca in questo momento è il tempo. Presi dalle mille cose da fare in questi mesi, non siamo riusciti a produrre nuova musica quando stavamo insieme, se non ognuno nelle proprie camerette.
Adesso ci godremo il tour e tutto ciò che impareremo nel mese di novembre, ma confessiamo che qualcuno sta già pensando al prossimo disco!
Ascolta su Spotify: https://open.spotify.com/intl-it/album/0xMJIhh0sGzWvo7wmk2Fax