É disponibile da mercoledì 26 marzo 2025 l’EP d’esordio di Weird Unhappy Things, o precedentemente conosciuto anche solo con l’acronimo WUT, un disco che rappresenta questo progetto nei suoi lati più malinconici, sperimentali e non convenzionali.
“5 canzoni per le piogge primaverili” è un tuffo nell’intimità della propria solitudine, nella sensazione dell’io perduto nei momenti di rinascita. Una colonna sonora per qui minuti alla finestra mentre fuori piove sopra le nuove fioriture, mentre tutto fuori rinasce e dentro si muore. Un mix di sintetizzatori, chitarre elettriche e tristi intenzioni, per un EP figlioccio del post-punk e dell’alternative, dai suoni graffianti e avvolgenti.
Lo abbiamo intervistato e abbiamo scoperto che Matteo, questo è il suo vero nome, è un ragazzo sensibile che ha tantissimo da raccontare.
- Come mai hai deciso di dedicare questi brani a chi vorrà ascoltarli durante le piogge primaverili? Come mai sei così affezionato a questo mood?
Ho associato il momento della pioggia primaverile a un sentimento di malinconia e nostalgia che è un po’ il tema filo conduttore dell’EP. Sono affezionato a questo mood perché è la causa delle più grandi creazioni e riflessioni che si possono fare. Sono momenti di forte emotività.
- “Weird” è un aggettivo che secondo te ti si addice musicalmente? E nella vita di tutti i giorni? Come mai?
Musicalmente sicuramente, infatti capisco che la musica che faccio non sia proprio facilmente fruibile e che non possa arrivare a tutti. Ma ci sta. Nella vita di tutta giorni a tratti sì e a tratti no, un po’ come tutto penso. I moti dei rapporti sociali portano ad essere così, o perlomeno ti etichettano così.
- E come mai hai sentito il bisogno di rivelare il tuo acronimo solo adesso?
È stato in realtà un upgrade venuto in corso d’opera, quindi fondamentalmente non è stata una rivelazione vera e propria. Ho sentito questo bisogno per due motivi: in questo modo il progetto viene rappresentato ancora meglio dal nome e ho capito che non mi piacciono i nomi corti.
- E quando dici che sei “figlio del post-punk”, a cosa ti riferisci in particolare?
Mi riferisco alle influenze che ho avuto e che hanno formato lo stile che adesso caratterizza i miei brani. Mi definisco figlio perché in realtà non credo di rientrare pienamente nella sezione post-punk, ma credo di esserne più una conseguenza.
- Ci racconti anche l’enigmatica copertina in bianco e nero che hai scelto per questo disco?
Il bianco e nero è un po’ la caratteristica di design del progetto in generale, ma credo che la copertina sia la giusta descrizione visiva che il disco poteva avere. Se si guarda bene sono delle ragnatele su una siepe messe in evidenza dalla rugiada durante una giornata di pioggia e nebbia. Praticamente il perfetto mood per ascoltare il disco.