Ciao! Benvenut* nel Meiweb, è un vero piacere avervi qui con noi. Per i lettori che non ti conoscono, chi è Luciano?
Bentrovati, sarà difficile riassumere in poche righe tanti anni di benedetta gavetta, quelli che occorrono per capire chi sei, quello che vuoi fare da grande e dove vuoi andare. Ho fatto cose difficili da credere e da raccontare come suonare allo Stadio Olimpico o aprire i Sonic Youth, stare sullo stesso palco di Bob Dylan e degli Oasis, in diretta Rai per precisa scelta dell’allora autore dei programmi Tv Sergio Bardotti. Oppure vincere il Premio Fabrizio De Andrè e le aperture dei concerti di artisti straordinari quali Cammariere, Concato, Bonocore e molti altri. Tanti chilometri, locali e concerti. Tra le soddisfazioni artistiche più grandi che ho avuto comunque ricordo una commemorazione dell’atomica a Hiroshima con il sottofondo di una mia canzone “Con il vento pace” e poi aver suonato dentro Casa Leopardi, sul Colle dell’Infinito.
Sto dedicando le uscite delle mie canzoni a persone eccezionali , di alto valore morale, quelle che il malaffare vorrebbero fossero offuscate e dimenticate. Come per “Ti Lascio” con la quale ho voluto rendere omaggio a Falcone e Borsellino, o per “Trenino giallo”, brano contro la guerra dedicato agli sforzi di Gino Strada. Voglio con educazione togliermi un sassolino dalla scarpa per il concerto di Milano per la Pace di qualche giorno fa e solo ora lo faccio ad evento passato, ho trovato inopportuna la partecipazione di una artista che molto spesso nei videoclip dei suoi brani fa suonare e brillare fucili e pistole. A che gioco giochiamo? In tanti anni la musica mi ha portato a vivere anche situazioni paradossali, non sapendolo, almeno subito, tirato da più lati della giacca, tipo cantare per sette religiose, o in locali che pagavano in polvere, rimandata al mittente, o partecipare, invitato da alti prelati e cupolosi, al compleanno di Andreotti. Sai, ci sono anche cose di cui mi vergogno, come che ci sia una foto di me e lui con un mio disco in mano. Avessi saputo non sarei andato. Nicola, amico e tastierista mi offese ed aveva ragione di farlo. Nel percorso sono riuscito a schivare un sacco di buche e posso con orgoglio dire dopo tre decenni di musica di esserci ancora, che riesco a scrivere, a registrare e a pubblicare ancora le mie canzoni. Da indipendente, come voi. E rido di me perché mi descrivono ancora come emergente. Forse è vero, provo a far emergere la testa dall’aria maleodorante.
“TI LASCIO” è il tuo ultimo singolo, appena uscito. Ha un significato molto importante e forte. Parlacene un pò e soprattutto quale vuoi sia il messaggio che arrivi a coloro che lo ascoltano?
Canta con immagini vere il distacco tra un padre, che sono io, e mia figlia. Lei studia da alcuni anni a Roma e presto avrà la seconda laurea, io mi sono trasferito a Milano. Nonostante il titolo inequivocabile, “Ti Lascio”racconta invece una presenza che va al di là di quella visiva e tattile e una fiducia incondizionata. Un padre che sembra andar via ma resta dietro la porta.
“Sarò un cartello stradale, voglio indicarti soltanto ciò che ti può fare male” sta a significare un passaggio del testimone. Vorrei dare l’esempio e il messaggio dell’onestà e della coerenza.
Poi mi piacerebbe tanto che chi ascolta “Ti Lascio” un messaggio ulteriore se lo ricavi da solo, dal testo e dalla melodia, io ho aperto il cuore raccontando di un abbandono, che poi raccontandolo diventa una condivisione, un abbraccio.
Questo singolo è il terzo estratto dall’album che pubblicherà. Puoi farci qualche spoiler? Quando potremo ascoltarlo? Quanti Ep ci saranno al suo interno?
In realtà sarebbe il quarto perché ce n’è uno “apocrifo” solo su YouTube che è “Saluta tuo padre”, omaggio al coraggio di Alexey Navalny (è la mia canzone più ascoltata in assoluto, con un migliaio di commenti in russo, alcuni minacciosi e tantissimi di ringraziamento). Anche “Angelo incustodito” è solo in video, abbiamo rimosso la traccia dagli store per partecipare al Premio Lunezia, il brano è arrivato alla fase finale, poi son successe cose che preferisco tenere per me, non vorrei fare una “piottata”; però di positivo c’è che ho deciso di non partecipare più a rassegne canore. Scusate, mi sto dilungando su altro e torno all’album, che uscirà tra febbraio e marzo per la Ma.Fi/Promopress con il titolo “Padre”; il tempo anche di terminare l’editing di una raccolta di pensieri, piccole poesie, che si chiamerà “Madre” e che pubblicherò in contemporanea.
Oltre agli store e le piattaforme preferirei vivamente una tiratura limitata in vinile, qualcosa da toccare, da annusare, da conservare. Dietro a questo album c’è il lavoro di persone importanti, che suonano davvero, in uno studio vero, come Le Officine Meccaniche. Sai, alcune parti di chitarra sono suonate con lo strumento di Mauro Pagani, che ci ha amorevolmente e personalmente messo in mano o gli hammond e i piano digitali della Pfm. Permettimi di ringraziare tutta la lineup dell’album: Taketo Gohara, Niccolò Fornabaio, Mauro Pagani e Le Officine Meccaniche, Giovanni Versari, Peppe Mangiaracina, Alessandro De Berti, Giancarlo Boccitto, Matteo di Francesco, Davide Billa Brambilla, Prisca Amori.
Avremmo modo di vederti in qualche spettacolo live?
Si, in due occasioni a Milano. Tornerò a dicembre all’ Hug nel quartiere Nolo, in acustico, e con la mia “banda” a Gennaio al Detune, ex Atomic, un locale storico che ha riaperto le sue porte grazie a un manipolo di cultori. Tra questi Taketo Gohara e Niccolò Fornabaio che hanno, con mio grande onore, registrato e mixato tutto il mio nuovo lavoro. Presto pubblicherò i dettagli dei due concerti.
Siamo giunti alla fine. Felici di essere stati insieme,
Manda un saluto speciale a tutti i lettori del MEI e dicci dove possiamo trovarti nei social e dove possiamo ascoltare la tua musica.
Le mie canzoni sono sulle piattaforme di streaming e in vendita. Sto per chiudere Twitter ( io lo chiamo ancora così) per via del bizzarro Musk. Non avrei mai pensato di dover annotare alcuni dei miei pensieri su un taccuino (digitale) di proprietà dell’uomo più ricco del mondo. Non mi piace l’informazione Muskerata così come “trumpet”, mister trombetta. Negli altri social ci sono, anche in quelli russi per non farmi mancare niente.
Non sono stato mai ruffiano e allora mi azzardo a dire che se c’è qualcosa di speciale quello non sarà di certo il mio saluto, ma ad essere speciali sono i lettori del Mei e il Meeting degli Indipendenti stesso. Che parola magica indipendenti e che bel giro di idee e di anime ci sono intorno a voi. Spero in futuro di ampliare la nostra collaborazione e che possa crescere il numero di persone che mi ascoltano, anche io, prima di parlare ho ascoltato ed osservato tanto. Un abbraccio di Pace, che in questo periodo più di altri ce n’è bisogno, a tutti voi.
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ph Andrea Silva