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Tra fede, fragilità e ribellione, il cantautore presenta il suo primo album come un atto di verità e di coraggio

Con il suo album d’esordio “2 DI ME” (40 Saints Records / ADA Music), Mattia firma un progetto che racconta la complessità dell’essere umano, la lotta contro i pregiudizi e la ricerca della libertà interiore.
Un disco manifesto, dove convivono dolcezza e rabbia, fede e ribellione, vulnerabilità e forza.

11 tracce che si muovono tra pop ed elettronica, costruendo un linguaggio autentico e contemporaneo, capace di parlare direttamente a chi si riconosce nelle contraddizioni di un mondo che spesso chiede di uniformarsi.
Nel racconto di Mattia, l’imperfezione diventa bellezza, la fragilità si fa resistenza e l’autenticità diventa una forma di lotta quotidiana.


INTERVISTA A MATTIA

1. “2 DI ME” è un titolo che parla di dualità. Quali sono le due versioni di te che convivono in questo disco?
In questo disco ci sono il me più istintivo, quello che reagisce di pancia, e quello più consapevole, che ha imparato a guardarsi con tenerezza. Ho sempre avuto due energie dentro: una più dolce, più fragile, e un’altra che non si arrende mai. “2 DI ME” è il mio modo per dire che non devo scegliere tra le due — posso essere tutto, anche le mie contraddizioni.

Il Mattia cantautore performer e lo stesso Mattia che fa il volontariato a cui tengo tanto o lo stesso che trovi a fare la spesa o a bere un aperitivo con gli amici, coesistono perché portano in modo diverso gli stessi temi. Gli stessi valori.


2. Molti brani parlano di pregiudizio e libertà: quanto è difficile essere autentici oggi, in un mondo che chiede di piacere a tutti?
È difficilissimo, ma anche necessario. Viviamo in un’epoca in cui tutti si sentono in diritto di dirti chi dovresti essere, come dovresti vestirti, parlare, amare. Io ho capito che l’unico modo per piacere davvero è smettere di provarci. Quando sei autentico, non sei perfetto, ma sei vero — e la verità arriva sempre, anche a chi non vuole vederla.

Credo che nessun uomo abbia il diritto di giudicarne un altro, ma che il giudizio sia un termine da riservare a chi ci ha creato. A noi piccoli umani viene chiesta una sola azione: la comprensione.


3. Collabori con nomi forti della scena, da Rossella Essence a Fluid Vyola. Cosa ti hanno insegnato queste esperienze?
Mi hanno insegnato che la musica è condivisione. Ognuno di loro ha un modo diverso di vivere l’arte, e lavorare insieme è stato come aprire finestre nuove sul mio mondo. Con Rossella c’è una forza femminile incredibile, con Vyola una libertà totale. Ti rendi conto che quando lasci entrare gli altri nella tua visione, la tua musica cresce, diventa più grande di te.


4. Nel disco c’è anche fede, fragilità e ribellione. Ti senti più un credente o un combattente?
Forse entrambe. Una non esclude l’altra. Credo nell’energia delle cose, nelle persone, nei segni che arrivano quando meno te lo aspetti. Ma sono anche un combattente, perché la vita ti mette alla prova, e io non ho mai voluto farmi definire dalle difficoltà. La fede mi dà la direzione, il combattente mi dà la forza per seguirla fino in fondo.

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