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I muri delle città raccontano storie. Spesso sono sfoghi anonimi, dichiarazioni d’amore o ribellioni silenziose che resistono al tempo. Chibo, artista che fonde street art e musica, raccoglie queste parole e le trasforma in canzoni, dando loro nuova vita. Il suo progetto unisce la spontaneità dei messaggi urbani con il potere evocativo della musica, creando un ponte tra le voci anonime della strada e il pubblico. In questa intervista ci racconta come nasce la sua ispirazione e quali sono le scritte che più l’hanno colpita.


Le scritte sui muri sono spesso sfoghi anonimi, manifesti d’amore o ribellione. Qual è la frase più assurda che hai trovato e che ti ha colpito al punto da volerla trasformare in musica?

  • Tra le scritte che mi sono rimaste impresse, “NON SOSTARE AL MONDO” di sicuro è tra le prime. Seguono “NON TI HO TRADITO MI ERO DIMENTICATO CHE STAVAMO INSIEME” e “VERBA VOLANT SCHIAFFI PUREM…”. Questo per rimanere su messaggi soft, perché tra le mie preferite ce ne sono altre, molto più dirette e poco eleganti!

In “Passo Carrà” celebri Raffaella Carrà attraverso le parole dei poeti di strada. Se potessi riportare un altro artista musicale sui muri di Milano, chi sarebbe e quale frase vorresti leggere?

  • Sono tanti gli artisti celebrati sui muri e mi spiace di non aver potuto inserire tutte le frasi raccolte. Ma se ci penso, ce ne sono davvero tanti, da Vasco a Jovanotti, dagli 883 a De André. Se non sapessi esistesse già su un muro, mi piacerebbe vedere, come se fosse la prima volta, “L’IMPRESA ECCEZIONALE, DAMMI RETTA, È ESSERE NORMALE” tratta da Disperato Erotico Stomp del grande Lucio Dalla.

Il tuo progetto fonde street art e musica, dando voce a chi scrive sui muri. Ti è mai capitato che qualcuno riconoscesse una propria frase in una tua canzone e ti contattasse?

  • Sì, sono stata contattata da una poetessa bolognese che ha riconosciuto la sua scritta in una delle mie canzoni. Le ho chiesto se avessi reso giustizia al suo messaggio e la risposta è stata molto positiva.

Nel videoclip ti trasformi in una versione urbana di Raffaella Carrà. Se dovessi immaginare un murale dedicato a te e alla tua musica, cosa dovrebbe rappresentare?

  • Una baraonda di colori, forme, sfumature e contorni netti, che nel loro caos trovano ordine e senso.

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