Cappie, cantautore originario di Bari e oggi residente a Milano, torna sulla scena musicale con il suo nuovo EP Come Sarebbe Se Cambiassimo Il Passato. Il progetto segna un’evoluzione nel suo percorso artistico, mescolando sonorità graffianti e melodie emozionali. I testi esplorano temi di rabbia, vulnerabilità e riflessione sul passato, offrendo uno sguardo sincero e intimo sulle esperienze che hanno formato l’artista. Con questo lavoro, Cappie dimostra la sua capacità di trasformare emozioni personali in musica capace di coinvolgere e far riflettere chi ascolta.
Intervista
- Se potessi riscrivere una scena del tuo passato come se fosse un videoclip, quale sceglieresti e come la immagini? Potrebbe essere l’ultimo giorno di lavoro a Bari, nonché il giorno prima di trasferirmi a Milano. Sarebbe un videoclip bello triste, con sottofondo Forse È Il Destino, che culmina in una scena su un palco enorme pieno di gente che canta la canzone. Sarebbe un bel videoclip per me!
- Nei tuoi brani si percepisce una tensione tra rabbia e dolcezza: c’è un’emozione “tabù” che vorresti esplorare in futuro? Parto dal presupposto che non esistono emozioni “tabù”, solo emozioni che non hai ancora provato. Per il mio modo di scrivere, non saprei davvero come rispondere: prendo spunto dal mio vissuto e utilizzo la musica per razionalizzare ciò che provo. Quindi mi piacerebbe dare una risposta ad effetto, ma la verità è che in parte sono spettatore anch’io e prendo ciò che viene.
- Se “Come Sarebbe Se Cambiassimo Il Passato” fosse un viaggio, quale sarebbe la tua destinazione ideale e perché? Penso che un viaggio in America Centrale o del Sud sarebbe la destinazione ideale. C’è un connubio tra modernità e tradizione che mi affascina molto. Mi piace l’idea che ci siano tante culture diverse mescolate in un posto solo.
- Immagina che uno dei tuoi brani diventi la colonna sonora di un sogno: che tipo di sogno sarebbe e chi lo vivrebbe? Forse sarebbe un sogno di gloria di un adolescente in piena tempesta ormonale, che non ha ancora capito chi è e dove sta andando. È più o meno quello che succede dentro di me quando suono!
5. In un mondo parallelo dove la musica non esiste, come esprimeresti oggi le stesse emozioni che racconti nel tuo EP? Un mondo parallelo dove la musica non esiste mi mette molta tristezza, ma se dovessi esprimere le stesse emozioni cercherei di farlo con la pittura: mi è sempre piaciuto disegnare e dipingere, ma è una passione che non ho mai coltivato. Potrebbe essere un’occasione per farlo!