Con il nuovo brano Il mio corpo, Emanuele Masini ribalta la prospettiva classica del rapporto tra mente e fisico, dando voce a un corpo che – in un ribaltamento quasi surreale – si vergogna del suo cervello. Un dialogo immaginario che diventa metafora lucidissima dei tempi che viviamo, in cui l’ossessione per l’aspetto esteriore spesso lascia indietro l’intelligenza emotiva, il pensiero critico, la cura interiore.
Masini affronta tutto questo con uno sguardo ironico ma profondamente umano, giocando con riferimenti sonori che richiamano i maestri del cantautorato umoristico e riflessivo, da Cochi e Renato a Jannacci.
Abbiamo approfondito con lui le origini del brano, i significati più profondi e il modo in cui la musica può contribuire a rimettere in equilibrio corpo e mente.
Intervista a Emanuele Masini
Nel brano il corpo si vergogna del cervello: da dove nasce questa inversione di prospettiva così potente e quanto è autobiografica?
Diciamo che è abbastanza autobiografica in quanto spesso ho teso ad ingrassare e/o dimagrire abbastanza velocemente. Senza particolari motivi, durante queste oscillazioni mi ponevo il problema di dimagrire e quindi di fare esercizio fisico. Durante questi esercizi mi rendevo conto che “toglievo” tempo ad altro, come leggere un libro, un settimanale e anche alla musica. Da qui è nata l’idea di un corpo che parla al suo cervello dicendogli di non trascurarsi.
Viviamo in un’epoca in cui ci si prende cura maniacalmente del corpo ma si trascura l’intelligenza emotiva e la cultura: pensi che la musica possa contribuire a ribilanciare questo squilibrio?
La funzione dell’arte dovrebbe essere quella di portare il nostro pensiero su un altro livello, quindi la musica potrebbe aiutare ma al giorno d’oggi vediamo sempre più spesso musica abbinata a fisici scultorei e molto attraenti. Io non riuscirei a cantare alcune mie canzoni per i temi che trattano con le chiappe di fuori.
Hai scelto di risolvere il conflitto con una riconciliazione. È un messaggio di speranza oppure una provocazione nel volerci credere?
È un punto al quale credo si debba arrivare per invecchiare degnamente e in pace. Sono sempre stato nemico della trascuratezza così come dell’ossessione, trovo gli estremi sempre fuorvianti.
Come nasce musicalmente questo brano? C’è stato un suono, una melodia o un’immagine da cui è partito tutto?
Direi che la sonorità è nata sicuramente dal testo che mi ha portato a pensare a Cochi e Renato, a Jannacci, quello stile di canzoni simpatiche all’interno del quale era celato un messaggio più profondo non banale.