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Gemini torna con un singolo che sa di luce, vento sul viso e promesse da mantenere: “Ti vengo a prendere” è il suo nuovo brano, un inno estivo che celebra la nostalgia del presente, la voglia di libertà e il calore delle emozioni autentiche. L’artista racconta il suo legame viscerale con la Calabria – terra di radici artistiche e suggestioni potenti – e riflette sul ruolo delle stagioni nella scrittura, tra suoni evocativi e immagini che arrivano dritte dal vissuto. Abbiamo intervistato Gemini in occasione dell’uscita del singolo, per il MEI.

 

“Ti vengo a prendere” ha il sapore dell’estate: quanto sono importanti le stagioni nei tuoi progetti musicali?

Tantissimo. Ogni stagione ha un suono, un odore, un passo. L’estate, in particolare, è quella che lascia più nostalgia: la vivo, ma già so che mi mancherà.

 

Esiste per te un suono “estivo” o è solo una questione di suggestione? 

Un po’ entrambe. Certe sonorità, come i synth leggeri o le chitarre riverberate, evocano subito l’estate. Ma è anche una questione di cuore: se dentro hai il sole, lo metti anche nella musica.

 

Che legame hai con la Calabria e con le sue atmosfere?

Un legame profondo. La Calabria per me è anche il Premio Mia Martini dove ho mosso i primi passi importanti nel mio percorso artistico. È un luogo che mi ha accolto, mi ha messo alla prova e mi ha fatto sentire parte di qualcosa. Il calore della gente, il mare, il sole, mi tornano spesso in mente quando scrivo. È una terra che vibra, come una canzone.

 

Il sole e la voglia di libertà sono ricorrenti nei tuoi testi: sono simboli ricercati o immagini spontanee?

Spontanee. Sono simboli che tornano perché fanno parte della mia vita. Il sole, la fuga, la corsa, non sono metafore costruite: sono scene che vivo, e poi diventano canzoni.

 

Hai un rituale legato all’estate?

Sì: rimettermi in cammino. Che sia un viaggio, un nuovo progetto, o una canzone da finire. L’estate per me è rinascita. Mi spoglio di tutto e riparto

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