Un viaggio in punta di tasti tra natura, emozione e rinascita.
Con FIORI di MARZO, Alessio de Franzoni ci accompagna in un percorso intimo e delicato, dove ogni brano è ispirato a un fiore e ne incarna l’anima in musica. Un progetto che non si limita a evocare la primavera esterna, ma fiorisce da dentro, tra fragilità, memoria e desiderio di rinascita. In questa intervista ci racconta com’è nato l’album, il legame profondo con il mese di marzo e il dialogo prezioso con il suo pianoforte.
1. In “FIORI di MARZO” ogni brano sembra sbocciare con un’identità precisa, ispirata a fiori veri ma trasfigurata in emozione.
Come hai lavorato per tradurre il silenzio e la delicatezza della natura in suono?
Premetto che nel mese di Marzo mi capita ciclicamente di andare a passeggiare nei luoghi della natura della mia regione e da sempre sia io che la mia famiglia rimaniamo incantati alla visione della natura che rinasce, e colora magicamente i prati, i boschi…
È una musica già il fatto di osservare questo fervore, questa vitalità, ma anche questi caratteri così diversi che i fiori esprimono.
Dal bucaneve, così fragile, delicato, al crocus che vuole prendersi tutte le attenzioni! Dalle violette così piene di charme, alla semplicità meravigliosa delle margherite fino ad arrivare alla grazia e alla dolcezza dei non ti scordar di me…
Per me è stato davvero naturale ascoltare queste diverse essenze e cercare di riprodurle in musica.
2. Marzo è un mese di passaggio, di fragilità e rinascita. In che modo questa doppia anima ha influenzato il carattere dell’album, tra brani più luminosi e altri più malinconici?
La rinascita è un tema molto ricorrente per quanto riguarda la mia ricerca artistica.
Da sempre, essendo nato in Marzo, sento il bisogno di lasciare una strada per sceglierne un’altra, di stracciare degli spartiti appena riempiti di note, di buttare nel cestino parti della mia vita.
Perché tutto questo? Per cercare di rinascere, re-iniziare un nuovo percorso, scrivere una nuova storia, che magari rappresenti meglio il mio nuovo me.
La rinascita assume un senso di completamento della persona, e, visto dal punto di vista di un percorso di ricerca e di crescita, è come un ambire ad essere veramente noi stessi, a conoscersi ed accettarsi per quello che siamo.
3. Hai scelto di reinterpretare due composizioni del tuo passato: “Bucaneve” e “Non ti scordar di me”.
Cosa ti ha spinto a farle rifiorire proprio in questo progetto? Che significato hanno oggi per te, rispetto al momento in cui le hai scritte?
In realtà queste due composizioni di un tempo passato, penso abbiano trovato la loro giusta casa all’interno di questo album.
Si trovavano fuori luogo, infatti non è stato tanto un re-interpretarle ma un viverle finalmente per ciò che realmente sono, le anime di questi due meravigliosi fiori, secondo il mio punto di vista naturalmente…
4. Il pianoforte Shigeru Kawai EX diventa quasi un co-protagonista nell’album: che tipo di dialogo si è creato tra te e questo strumento durante la registrazione?
Il pianoforte Shigeru Kawai EX è stato una scelta molto convinta.
La pastosità del suo suono soprattutto nella zona centrale e il suo timbro molto uniforme ed omogeneo nelle varie sezioni dello strumento, si prestano in modo sublime, secondo il mio gusto personale, ad una resa di un lirismo spontaneo, intimo, parlato, vero, immediato.
È il pianoforte che ho scelto per tutti i miei progetti nati nel 2025 e prodotti con il nome di FaDe & Alessio de Franzoni, quasi per staccarmi dai lavori precedentemente realizzati, come di consueto per la mia natura, e intraprendere un nuovo percorso musicale.