Con “Fino a tre”, uscito il 19 luglio, Accame cambia registro rispetto ai suoi brani più riflessivi e impegnati, scegliendo una via più leggera e immediata, perfettamente in linea con l’atmosfera estiva. Il risultato è una canzone fresca, orecchiabile e sinceramente piacevole, che racconta con sensibilità e leggerezza le piccole mancanze che si fanno sentire dopo la fine di una relazione.
Il testo si muove su un filo sottile tra nostalgia e ironia, soffermandosi su quei dettagli quotidiani che, col senno di poi, diventano improvvisamente importanti: un disordine che prima infastidiva, un ombrello condiviso sotto la pioggia. È un approccio semplice, ma efficace, che rende il brano facilmente riconoscibile e vicino all’esperienza di molti.
Dal punto di vista musicale, l’arrangiamento è curato e coerente con il mood del pezzo. Le chitarre acustiche e l’ukulele creano subito un’atmosfera estiva e rilassata, mentre il ritmo della batteria e il basso – più presenti nella seconda parte – aggiungono movimento e vivacità. Il glockenspiel e il finale con i fiati donano un tocco originale, senza mai risultare eccessivi.
“Fino a tre” non rivoluziona nulla, ma non pretende nemmeno di farlo: è una canzone onesta, costruita con gusto e attenzione, che si fa ascoltare con piacere e resta nella testa grazie a una melodia semplice ma efficace. Un buon passo per Accame, che dimostra di saper cambiare tono senza perdere autenticità.
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