Da Bologna facciamo il giro del mondo. L’Africa prima di tutto e dalla terra concimiamo ogni tipo di varianza, forse – a volerla immaginare – c’è anche la cosmopolita psichedelica industriale moderna. Il collettivo che si firma ERIN Collective sforna un disco disponibile anche in vinile dal titolo “Alternative Positive” che non ci sorprende affatto veder pubblicato dalla IRMA Records che tanto presta attenzione al suono che da venature Jazz pescano contaminazioni globali. Un concept se vogliamo, un libero manifesto contro ogni forma di disuguaglianza.
Un esordio che non vive in Italia e delle nostre abitudini. Che tipo di mondo vi portate dentro?
La mescolanza e la contaminazione sono senza dubbio ricorrenti nel nostro lavoro, sono valori in cui ci riconosciamo a livello umano, culturale e musicale e gli ERIN collective nascono proprio così in un certo senso: siamo un collettivo di musicisti estremamente eterogeneo, con radici, età, percorsi, esperienze ed influenze differenti, ma accomunati da conoscenze, passioni e valori comuni, sul piano musicale e non solo. Senz’altro uno di questi denominatori comuni è l’Africa, come culla della maggior parte della musica che da sempre ognuno di noi studia e suona, dall’afrobeat al funky, dal jazz al soul, ma anche come simbolo di problematiche e lotte sociali tutt’ora estremamente attuali. A tal proposito, questo disco vede la collaborazione con tre grandi artisti che vorremmo ringraziare: Reda Zine e Devon Miles alla voce e Yado Aiden Uzun alle percussioni, grazie ragazzi!
E in generale come si può dribblare tutta la musica pop che abbiamo ogni giorno? Oppure anche in questo lavoro esistono contaminazioni e segnali di queste abitudini?
Eh… Bella domanda! Prima di ogni cosa è importante riconoscere il valore di tutta la musica. La musica ci fa stare bene, ci fa riflettere, ci fa ballare, ma anche lottare e ogni suono ha la sua dignità. Detto ciò, è chiaro che ci siamo dovuti scontrare con l’evidenza: quello che facciamo non è mainstream… E va bene, così come va bene ciò che è mainstream! L’importante è rimanere fedeli a se stessi, continuare a lavorare sui propri contenuti e andare a scovare il pubblico che è interessato ad ascoltare il tuo messaggio e non mollare in questo senso. Noi abbiamo trovato prima di tutto i musicisti che hanno creduto nel progetto e che fanno parte del collettivo, gli ospiti che hanno suonato con noi, Sfera Cubica che ci ha preso sotto la sua ala come ufficio stampa, IRMA records che ci ha pubblicato come etichetta, il pubblico che balla ai nostri concerti e ora tante altre realtà che si stanno interessando a questo disco. In Italia siamo pieni di buona musica e di ascoltatori curiosi e fino ad ora siamo molto soddisfatti di come vengono apprezzati i nostri brani! Vorremmo ringraziare anche DJ Mukambo che da Bruxelles sta diffondendo il nostro disco sui propri canali dedicati proprio all’afrobeat.
La maschera… simbolo di tantissime cose… per voi cosa rappresenta?
La maschera è un simbolo di spiritualità, di tradizioni antiche, ma anche di musica, di teatro e di tante altre declinazioni delle arti del genere umano. Troviamo maschere nelle culture di popoli estremamente lontani tra loro geograficamente, culturalmente, socialmente e politicamente. Nel nostro piccolo, anche il collettivo ERIN è composto da individui con diverse complessità e musicisti con diverse influenze, ma abbiamo una maschera comune che non ci nasconde e che ci unisce invece, nella musica e nel suo messaggio.
E in copertina in realtà chi è rappresentato? Un uomo o una donna?
Beh innanzitutto ci teniamo a ringraziare Linda Cinnella, che ha messo a disposizione questo suo dipinto di cui ci siamo subito innamorati, sia il collettivo ERIN che IRMA e Sfera Cubica; questo ci ha consentito di uscire con una copertina originale ed inedita, sfuggendo a soluzioni più fredde ed impersonali, come ad esempio l’intelligenza artificiale. Questo volto di donna è solo uno dei suoi quadri che utilizzeremo, un altro sarà stampato su CD e vinili.
Quanta sacralità c’è dietro questa ricerca di positività?
Il nostro vuol essere un messaggio di accoglienza, di apertura, di ascolto e di comprensione e tutto ciò richiede uno sforzo nella vita di tutti i giorni; non sempre è facile adottare un approccio positivo di fronte ai conflitti, alle avversità e alle diversità, ma è proprio questa la direzione in cui crediamo e lo ribadiamo due volte: con il titolo dell’album “Alternative Positive” e con il nome del collettivo “ERIN”, che in lingua yoruba significa “sorriso”, “risata”.
https://open.spotify.com/intl-it/album/3Jdk3jcyT26PxqReA3H6ly?si=e8aff841492a47b7