C’è una voce nuova nella scena cantautorale italiana, ed è impossibile non sentirla. Si chiama Diletta Fosso, e il suo nuovo singolo “Nuvole” è una piccola perla sospesa tra sogno e realtà, tra il cielo e il terreno fragile su cui ci muoviamo ogni giorno.
Una ballata delicata e profonda, dove le parole si intrecciano al suono del violoncello, suo compagno inseparabile e seconda voce.
Abbiamo fatto due chiacchiere con lei, e ne è uscita un’intervista autentica, intima, dove si parla di musica, sogni, fragilità e libertà.
“Nuvole” parla di un equilibrio fragile tra sogno e realtà. Quando nella tua vita ti sei sentita più in bilico, e cosa ti ha aiutata a ritrovare il tuo centro?
Forse non esiste un momento in cui non siamo in bilico o in cerca di un compromesso. Questo per me è un momento delicato, in cui devo capire cosa voglio fare e cosa devo fare. Studio per la scuola e per il conservatorio, scrivo, arrangio, imparo a cantare mentre suono il violoncello, seguo i social… Per fare tutto, devo stabilire un ordine preciso. Mi affido a tante persone che mi aiutano, soprattutto alla mia famiglia, a cui tolgo tanto tempo. Con “Nuvole” mi chiedo: cosa è giusto sacrificare per i propri sogni? Non ho ancora trovato una risposta, ma so che la musica è il mio centro. Mi rimette in asse quando tutto traballa. Quando suono, sento di essere nel mio giusto spaziotempo.
La tua musica ha un’anima poetica e profonda, intrecciata con il violoncello. Quando hai capito che questo strumento sarebbe diventato la tua seconda voce?
Avevo circa 12 anni, e per gioco ho provato a cantare mentre suonavo il violoncello. È stato come accendere un interruttore: si sono unite due anime che sento profondamente mie. Ho capito subito che sarebbe stato complicato, perché richiede tanto studio e coordinamento, molto più di chitarra o pianoforte. Infatti non lo fa quasi nessuno… Ma a me piace. Quindi ci darò dentro, con tutta la forza che ho.
Nei tuoi brani affronti tematiche importanti con grande sensibilità. C’è un messaggio che speri di lasciare a chi ti ascolta?
Vorrei che chi ascolta si sentisse meno solo. Tutti, prima o poi, ci sentiamo fuori posto, invisibili o troppo fragili per questo mondo sempre più selvaggio. Scrivo per chi ha il coraggio di vedere oltre le apparenze, anche quando fa male. Per chi è stanco di dover essere perfetto. Se riesco a creare un piccolo spazio dove qualcuno si sente accolto, allora sarò contenta.
Sei una giovane artista con una visione ben definita. Qual è il sogno più grande che vuoi realizzare con la tua musica?
Continuare a essere libera. Libera di cantare quello che sento come persona, non come una bambola da vetrina che sculetta su un palco. Vorrei che la mia musica attraversasse confini, non solo geografici, ma anche quelli invisibili tra le persone, tra le lingue, tra chi sogna e chi giudica. Scrivo anche per chi crede che i giovani abbiano ancora qualcosa da dire. Perché ce l’abbiamo.
“Nuvole” è solo l’inizio.
Un brano che lascia il segno, con quella grazia rara che solo chi ha molto da dire riesce a far emergere con semplicità.
Diletta Fosso non cerca scorciatoie: costruisce, studia, e intanto ci regala bellezza.