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C’è una parola che racchiude tutto, che basta da sola a spiegare l’urgenza di un sentimento: Totale. È questo il titolo – semplice, diretto, ma intensissimo – del nuovo brano di Creta e Celestiale, due giovani voci del panorama emergente italiano che si incontrano per raccontare un’emozione che non lascia scampo.

“Totale” è una canzone nata con spontaneità, frutto di un riconoscimento reciproco, di un sentire comune, di una connessione autentica che travolge, proprio come l’estate che fa da sfondo al brano. Un’estate di ritorni, di vuoti e di luce, che si fa metafora di tutto ciò che ci rende umani e imperfettamente veri.

In questa intervista per il MEI, abbiamo chiesto a Creta e Celestiale di raccontarci la genesi del brano, il modo in cui le emozioni prendono forma nella scrittura e cosa significhi oggi fare musica con uno sguardo generazionale.


INTERVISTA

1. “Totale” è un titolo semplice ma potentissimo: racconta un sentimento assoluto. Quando vi siete resi conto che questa parola racchiudeva il senso del brano?

Creta:
“Totale” è una parola che abbiamo sentito subito giusta. È venuta fuori mentre parlavamo delle emozioni che ci stavano travolgendo. Non potevamo chiamarla in nessun altro modo. È un sentimento che non lascia spazio a mezze misure. Ti prende tutta, e basta.

Celestiale:
“Totale” è tutto. Quando si prova una sensazione in modo totale, si prova uno stravolgimento della propria persona ed è un’immagine fortissima nelle relazioni, nelle amicizie, nella vita in sé.


2. Avete detto che “Totale” è nato in modo spontaneo, quasi naturale. Cosa succede, musicalmente e umanamente, quando due voci così giovani si riconoscono in un’emozione condivisa?

Creta:
Succede qualcosa di vero. Non ci siamo messi lì a pensare a cosa funzionasse o cosa poteva piacere, abbiamo solo lasciato uscire quello che sentivamo. Musicalmente è stato super fluido, ci siamo capiti subito. E umanamente, quando ti ritrovi con qualcuno che sente le cose come le senti tu, ti viene voglia di metterlo in musica.

Celestiale:
Credo che succeda qualcosa di “magico”. Fa capire che in qualche modo siamo tutti collegati da un qualcosa, da un’emozione o uno stato d’animo, e il bello del condividere la musica con qualcun altro è soprattutto questo.


3. L’estate nel brano è sfondo e simbolo: luce, vuoto, ritorni. Quanto è importante per voi ambientare le emozioni in una stagione, un luogo, un tempo preciso?

Creta:
Per me l’estate è un momento pieno di contrasti: ti senti leggera, ma anche vuota; tutto sembra possibile, ma poi qualcosa manca sempre. In “Totale” l’estate fa da cornice a quel tipo di emozioni che ti confondono. Mettere le emozioni in un tempo preciso aiuta a renderle più vere.

Celestiale:
È molto importante scrivere in modo da descrivere ciò che si prova o si è provato in un momento specifico, quasi da fotografare l’attimo. Ogni canzone è una fotografia di un momento di vita, di una sensazione, e quando ciò è vero, arriva a chi ascolta.


4. Entrambi siete parte di una generazione che spesso racconta il proprio caos con una sincerità disarmante. Secondo voi cosa rende la scrittura oggi davvero “generazionale”?

Creta:
Il fatto che non abbiamo più paura di dire come stiamo davvero. Anche quando stiamo male. La nostra generazione scrive senza filtri, e forse proprio per questo riesce a essere così “generazionale”: perché parla a chi si sente uguale, senza fare finta. Non serve essere perfetti, basta essere sinceri. E oggi, essere sinceri è quasi rivoluzionario.

Celestiale:
Il fatto dell’essere tutti in qualche modo e con sfaccettature diverse fragili. Dopo il periodo della pandemia tutti i ragazzi hanno pian piano riscoperto le emozioni e sono più consapevoli di esse, riconoscendo le proprie fragilità e non nascondendole.

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